Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 287
legislativo apparteneva al gran consiglio composto di tutti gli interessati, o possessori di luoghi, il potere esecutivo ad otto protettori eletti dal gran consiglio, varii altri uffici subalterni intendevano all' esazione dell' imposte al pagamento dei debiti, ai libri, ai bilanci, ai registri, e alle altre incombenze necessarie ad una amministrazione che prese in seguito dimensioni cosi vaste.
Prova evidente della fiducia che S. Giorgio riscosse fino dalla sua fondazione, fa che potò ridurre senza che i luoghisti se ne lamentassero, l'interesse dei luoghi dal dieci, al sette per cento, come base del reddito, e a più o meno di questa ultima cifra secondo il provento annuale scarso o abbondante delle gabelle impegnate, e con tutto ciò il numero dei prestatori sovrabbondò sempre piuttosto che mancasse. La restituzione dei capitali non si poteva esigere se non dopo quattro anni, ed era in facoltà o per testamento o per contralto di girare il credito in testa di altri. Questa facilitazione cosi utile in una città commerciale, fu resa anche più grande nel secolo decimosettimo, con l'emissione di biglietti di cartulario su cui era scritto, parte o la totalità del credito, il nome e cognome del creditore, con la sottoscrizione del notaio. Fu sempre osservato perciò rigorosamente, di non mettere in corso nessun biglietto senza che in cassa vi fosse l'equivalente in contanti. Lo scrupolo posto da S. Giorgio nelle liquidazioni, nei pagamenti dei frutti, nelle riscossioni delle gabelle, e in tutto ciò che risguar-dava la sua amministrazione contribuiva grandemente a renderlo florido e potente, quindi nelle sacristie, o stanze ove nella casa destinata a S. Giorgio si custodiva il numerario, immensi depositi di danaro erano fatti da ogni ordine di cittadini, e molti creditori morendo, lasciavano che sotto il nome di moltiplici, il cumulo dei frutti servisse alla compra di nuovi luoghi, a beneficio di qualche pia instituzione, o affine di sgravare in perpetuo gli eredi da ogni balzello. Ad onta di questi savi ordinamenti, i quali non sorsero certamente tutti insieme con la instituzione, non era lungi il pericolo che la repubblica finanziaria ricca, inghiottisse a grado a grado la Repubblica civile povera, ma le redenzioni continue del debito pubblico per mezzo delle code lo impedirono da un lato, e dall' altro i reggitori politici furono tanto accorti da non abusare della facilità di pescaro ad ogni bisogno negli scrigni di S. Giorgio.
Il riordinamento delle finanze era impulso a nuove imprese del Uouci-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (305/637)
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