Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 291
      La forlona del maresciallo qoasi giunta al suo punto più culminante, si arrestò quivi, e cadde precipitosa come era stata lenta a levarsi. In Genova tolto via con la sua lontananza il timore, cominciarono i cittadini a parlare apertamente della rovina delle finanze, dello sprecamento delle forze della Repubblica, in imprese^ che le erano piuttosto dannose che utili; si narravano tutti gli arbitrii del Boncicanlt, e si esageravano. Intanto Facino Cane, e il duca di Monferrato, informati dal De Franchi dello stato delle cose, e stimolati principalmente dal pericolo che gli minacciava ove si fosse lasciato tempo di stabilirsi in Lombardia, per crollare la base della sua potenza, F uno con mille ottocento nomini d/ arme, e duemila pedoni, F altro con ottocento cavalli, e due mila ottocento pedoni traversati gli Appennini si dirigevano su Genova.
      Quivi lo Cholethon lascialo luogotenente dal governatore, spaventalo da tutti questi romori, e temendo di non poter tenere il palazzo contro F insurrezione che minacciava d'ora in ora di prorompere, circondato da nn drappello def suoi, ne usciva per rinserrarsi in castelletto. Ma giunto alla chiesa di S. Francesco, una turba di plebe e di paesani gli attraversava la strada; uno di questi ultimi a cui il Cholethon avea fatto impiccare il fratello quando rimase altra volta al governo della Città, spintosi innabzi col furore della vendetta, lo atterrò prima con un colpo in ona gamba, e poscia gridando agli altri che non lo impedissero, volle finirlo di propria mano. La morte del luogotenente fu il segno della strage dei francesi : quanti la plebe inferocita ne polè avere in mano tanti ne uccise, gli altri che poterono scampare si chiusero in Castelletto, e nelle fortezze.
      Per non lasciare la Città senza governo, fu tosto creato un magistrato di dodici anziani, scelti in ugual numero fra nobili e popolani, Guelfi e Ghibellini. Al timore dei francesi cessato, ne succedeva ora un altro non meno forte negli animi dei cittadini. Giunti in Polcevera, Facino e il marchese, questi traversata la gola della Torazza, poneva il campo in Bisagno F altro a S. Pier d' Arena. Ora la fama della ferocia e rapacità delle genti condotte da Facino, poneva la costernazione negli animi dei cittadini, i quali dubitando per le loro robe, se le bande fossero entrate in città, ciascuno provvedeva agli averi più cari col trasportarli sulle navi, o ne luoghi vicini delle riviere. Ma una savia misura presa dagli anziani fè cessare questo stato di trepidazione. Furon mandali due ambasciatori F uno in Bisagno al
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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