Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 299
rocche, essendo egoistiche, r esperienza con le ammaestra, nč il bene della patria le commove; gli antichi reputavano che il ferro solo le guarisse. Dava principio a questo nuovo e sanguinoso periodo di contese civili Isnardo Guarco.
Entrato in cittą, con numero grande di pedoni, e di cavalli, intendeva a torre la signoria all'Adorno, ma, sopraffatto dai partigiani di questo, dove' cedere, ed esulare in Toscana. Non appena represso questo tumulto, ne suscitava un altro pił serio Battista Montaldo.
Introdotti segretamente uomini armali, e radunati i proprii partigiani, sostenuti da gran parte della nobiltą, dagli Spinola specialmente, i faziosi levavano il rumore nella notte del 9 dicembre 1414, al rintocco delle campane di S. Siro, e alle grida di vivano il popolo, i Montaldi e il buono stato. Alla mattina i partigiani del doge si raccoglievano, e si sbarravano le strade, si armavano le case, si costruivano ponti per traversare d'una in altra contrada, e gli armati cacciavano gli inermi dalle abitazioni, per poter combattere a loro agio. La cittą era trasformala in due campi, i cittadini in due eser-citi nemici, combattenti incessantemente, senza riguardo a parentela, o ad amicizia, dalle case, dai ponti, dalle torri, per le strade, e per le piazze, per molti giorni.
Si affaccendavano i cittadini pacifici, e non furiosi, a sedare le ire, e stringere paci, ma, non appena composte, risorgevano pił fiere le zuffe ad un nuovo grido d'allarme. Congregatisi finalmente gli artigiani, pił che altri esposti a risentire gir effetti di questi disordini, eleggevano otto del loro ordine, ai quali, congiungendosi Jacopo Giustiniani, giovane di etą, ma vecchio di costumi, come dice un annalista, riusci, dopo molto adoperarsi fra i due partiti, di far abbassare le armi ai Montaldi, e di persuadere l'Adorno a rinunziare al dogato, intanto che Battista Montaldo e Tommaso Fregoso avrebbero preso provvisoriamente le redini del governo.
Consentiva l'Adorno, nel quale all'ambizione prevaleva il dolore di vedere cosi straziata la patria, ma i figli i quali speravano di raccogliere dal padre l'ereditą del potere, oppostisi vivamente, riaccendevano al grido di vivano gli Adorni le medesime scene di sangue e di disordine.
Si profittava di un breve spazio di tregua prodotto dallo spossamento del lungo combattere, per far venire da ambe le parti rinforzi esterni. Man-davali al doge, Filippo Maria Visconti, che avendo con lo sposare Beatrice di Tenda vedova di Facino Cane, restaurata la fortuna della sua casa, ne
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (317/637)
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