Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
304 STORIAdi Livorno, venduto a questi per centoventi mila ducati d'oro, e mendicare una tregua incerta da Filippo, con offrirgli oltre Giovi, le terre di Capriata, Serravalle, e Borgo De Fornari. La momentanea tranquillità prodotta da questa tregua giungeva perciò opportunissima alla salvezza del più importante possesso della Repubblica in Corsica.
Abbiamo veduto già questa isola, all'intero possesso della quale dopo la caduta dei Pisani, la Repubblica pretendeva, signoreggiata alternativamente, o dalla politica di Genova, o da quella di qualche potente feudatario. La confederazione della terra di Comune inchinava ora ad una delle due parti ora all'altra, secondo che l'intemperanze feudatarie, o gli arbitrii dei governatori mandati da Genova ve la spingevano. Morto Guglielmo della Torre, e Arrigo di lui figlio avendo fatta sottomissione a Genova (1410), la Repubblica avea ricuperata senza contrasto la signoria di tutta Pisola, finché nuovi atti immoderati dei governatori genovesi, e un' altra ambizione feudataria che ne seppe profittare pose in mano al conte Vincentello d'Istria P antico potere di Guglielmo della Rocca. Ma Vincentello col divenir potente essendosi fatto violento, quindi odioso, era cacciato facilmente di Corsica da Raffaello Montaldo venutovi governatore dopo la caduta del Bucicaldo. Rifugiatosi Vincentello in Spagna, non stentava ad ottenere aiuti d'armi di danari e di navi, dal giovine re Alfonso V, il quale avendo in mente di assoggettare la Corsica come un suo predecessore avea fatto della Sardegna, ci si disponeva col farvisi un amico polente. Al suo ritorno il conte d'Istria ricuperava in breve, lultociò che avea perduto, sconfiggeva a Mo-rosaglia Abramo Fregoso mandato dal doge presente a contrastargli, ed era egli a vicenda represso (1416) da Giovanni altro fratello di Tommaso spedito a soccorrere A bramo.
Ora (1420) un più grave pericolo minacciava i possessi genovesi in Corsica. Alfonso V risoluto finalmente di fare questa impresa, approdò all'isola con un' armata forte di tredici navi grosse, e di ventitre galere, e ottenuta Calci per forza sul primo giungere, si condusse con l'armala sotto le mura di Bonifacio a cui pose l'assedio. Cosi i Genovesi incalzati nell'interno da Vincentello, sulle coste, dei due loro principali stabilimenti, l'uno essendo caduto in potere, l'altro minaccialo dagli Aragonesi, correvano pericolo di perdere tutta l'isola.
Ma i cittadini di Bonifacio, affezionatissimi alla Repubblica, dalla quale
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (322/637)
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