Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      30(5 STOMAsceva queste buone disposizioni la scelta del capitano Giovanni Fregoso, il quale quantunque giovanissimo avea date prove di valore e di abilità non comune respingendo gli attacchi dei nemici di suo fratello sul cominciar del Dogato , e poscia quelli della Repubblica nei moti precedenti di Corsica.
      Giungeva la flotta soccorritrice dopo una navigazione felice in vista di Bonifacio. Quivi il re Alfonso prevedendo l'arrivo degli aiuti, avea fatti i preparativi acconci ad impedirli. Presso alla bocca del lungo e stretto golfo in fondo al quale siede Bonifacio, stavano ancorate cinque grosse navi aragonesi. Una di queste di grandezza straordinaria chiamata il Capo rotondo, situata in mezzo della fila, si ricongiungeva alle altre per mezzo di catene e di tavolati, che passando d'una in altra nave sino ad ambe le parti della terra ferma sbarravano completamente F ingresso del golfo. Dietro a questa prima riga, ne sorgeva un altra formata dalle galere e dagli altri legni minori. Di più F imboccatura stessa dove i monti che incoronano il golfo più si ristringono, era traversata da una catena di ferro, e difesa dalle artiglierie postale sovra ambe le rive. Cosicché il voler tentare di sforzarne l'entrata, pareva impresa non che arrisicata, impossibile. È facile il concepire la gioia con cui gli abitanti di Bonifacio, esausti di viveri, ed ornai disperati di poter più oltre resistere , videro comparire in alto le navi della Repubblica. Nella notte, un uomo dalla terra raggiungeva a nuoto la flotta e presentatosi a Giovanni Fregoso ritornava nel medesimo modo fra gli assediati con l'ordine che alcuni di loro nascosti fra gli scogli si tenessero pronti a recidere la catena quando le navi genovesi si presentassero alla imboccatura.
      Il giorno dopo, il di di Natale, essendo bonaccia, la flotta genovese non potè avanzare ; ma l'indimani spinta da un vento favorevole , navigò verso il golfo, superò F ostacolo della catena nel modo ordinato, e procedendo avanti a vele gonfie andò a cozzare nella linea compatta delle navi aragonesi. Ne seguiva quindi una mischia ferocissima specialmente nel centro, intorno al Capo rotondo. Prevalevano i Genovesi per le balestre, quelli di Aragona con le bombarde delle navi alle quali si aggiungeva il trarre incessante di quelle di terra. Inanimiva i suoi lo stesso re Alfonso, il quale scorrendo su e giù lungo la riva sovra un cavallo, faceva con estremo pericolo le veci di soldato e di capitano. D'altra parte la squadra genovese ridotta a quattro sole navi, poiché tre, o che loro mancasse il vento, o per^ooQie


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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