Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA ' 313
      minori. Dislinguevasi fra i capitani di nave, Biagio Assareto, il quale allora cancelliere di tutta la flotta, era destinato in seguito ad aggiungere uno dei più splendidi trionfi alle antiche glorie della Repubblica. Erano caldissimi della spedizione, soprattutto la gioventù ed il popolo, nel quale la vista di una squadra cosi fiorita, risuscitava la memoria e la speranza, e ridestava l'antico arrisicato spirito marinaresco. La virtù e la fama del Carmagnola, futuro comandante della squadra, crescevano, con la fiducia della vittoria, l'entusiasmo. Stavano lo navi in porto, aspettando per salpare solo che il vento fosse favorevole, quando ecco giungere da Milano Guido Torello, con ordine di prendere esso il comando della fiotta. Questa mutazione inaspettata del capitano dispiacque al popolo, nel quale la bravura, e i franchi modi soldateschi del Carmagnola avevano inspirato simpatia e fiducia, onde molti, che andavano volentieri sulla flotta, si trassero indietro. Il governatore, più che altri, si senti offeso di questa misura, che lo toglieva da una spedizione de-sideratissima, e gli dimostrava disfavore dalla parte del duca. Nonostante il Carmagnola riputò espediente per allora, di tacere; i preparativi per la partenza furono accelerati. Consultati gli astri, poiché Filippo Visconti ci credeva, e i suoi capitani fingevano anch' essi di credervi, s'imbarcava (1423) il Torello accompagnato da insoliti apparati, e preceduto dallo stendardo di S. Giorgio. Salpavano alla volta del Regno, mentre vi si inviavano dalla parte di terra per cooperare all' impresa di cacciare gli aragonesi, Luigi d'Angiò, e l'avventuroso condottiero Francesco Sforza con le genti fornite loro da papa Martino V.
      Non trovò al suo sopraggiungere la squadra genovese molla resistenza; perchè il re Alfonso costretto a lasciare Napoli per andare a difendere in Spagna i suoi stati ereditari, invasigli da Giovanni re di Casliglia, si era partilo con la maggior parte della flotta, e lasciati deboli presidi nei luoghi marittimi più importanti, avea affidala la capitale all' infante Don Pietro, e ad Jacopo Caldera valente condottiero al suo soldo. Però la flotta prese quasi di passo, Gaeta, Procida, Castellamare, Vico, Sorrento e Massa, si presentò davanti a Napoli, mentre le genti di Francesco Sforza, il quale dopo la morte del padre affogato nella Pescara ne avea preso il comando, la assediavano per terra.
      Si trovavano adunque gli aragonesi di Napoli (1424) ridotti a mal partito: lontano il re colla flolta, minacciati da un lato dalle navi genovesi,
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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