Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENO V A 323
I veneziani intanto sapendo che i loro nemici tutti intenti a difendere la Liguria facevano mala guardia nelle colonie d' Oriente, risolverono di tentare Scio con un colpo di mano. Andrea Mocenigo con tredici navi, dodici galere grosse, e tre sottili, su cui stavano settecento soldati scelti, guidati dallo Scaramuccia, nome riputato fra i condottieri d' allora, si presentava nel cuor dell' inverno nelle acque dell' isola, e sbarcate le genti, puntate le artiglierie, intimava la resa alla città. Gli Sciotti sorpresi, ma non sbigottiti risolverono di difendersi, e commisero il comando a Raffaello Montaldo. Le artiglierie veneziane traevano senza intervallo; le mura crollavano; mancavano agli assediati armi da fuoco per rispondere alle bombarde nemiche, materiali per riparare le breccie, ed uomini per difenderne F ingresso; nonostante resisterono tutto quel giorno. Lo Scaramuccia a cui si era dato ad intendere che si trattava soltanto di un miserabile castello di greci, si stupiva di tanto valore. Ma i difensori, sparpagliati alla guardia del giro delle mura, alla difesa del porto, alla sorveglianza delle torri che ne dominavano P ingresso, rimanevano radi, e si temeva che ad un assalto generale non avrebbero resistito. E qui una disgrazia per avventura recò fortuna. Alcune barche veneziane, essendosi introdotte nel porto col favor delle tenebre, misero tanto terrore nello scarso presidio delle torri e del porto, che i soldati se. ne ritrassero fuggendo in città. Occuparono i veneziani i luoghi abbandonali; ma la guarnigione della città si accrebbe e si rinfrancò. Entrava Andrea Mocenigo allora nel porto con la flotta, e fatte accostare le navi più grosse alle muraglie, ricominciava un tempestare più terribile di artiglierie mentre lo Scaramuccia circondava le mura alla campagna.
In breve tempo il trarre delle navi avea spazzali i merli di difensori; i nemici appoggiate le scale salivano, quando Raffaello Montaldo uscito fuori con una eletta schiera, minacciava in mare i veneziani sbarcati, rovesciava le scale e chi vi era sopra, ed impediva per allora la caduta di Scio. Pochi giorni dopo lo Scaramuccia mentre accostatosi troppo alle mura soprintendeva ai lavori delle mine e delle trincero, colpito da una saetta in breve moriva. Gli Sciotti ne prendevano nuovo animo, ai veneziani veniva meno la speranza; ma non si potevano risolvere ad abbandonare un impresa magnificata alla loro partenza come sicura.
Intanto la fama dell' assalto di Scio, era corsa a Costantinopoli e a Genova: i coloni di Pera messa in fretta un eletta schiera di giovani sopra due fuste.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (341/637)
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