Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
326 STORIAdi tutti, pensando che le ragioni spallate si vogliono sostenere colle buone armi, era entrato coli' esercito nel regno, ed occupata Capua, con l'aiuto dei baroni, che erano della sua fazione, minacciava Gaeta. Questa città, allora floridissima di popolazione e di commercio, posta sul mare, e munita di solide fortificazioni, era considerata come una delle chiavi del regno. Cotal ragione, e l'esservi preponderanti le parti angioine, faceva sì, che Alfonso desiderasse di sottometterla prima di ogni altra; ma i cittadini avevano dichiarato di non volere sottostare ad alcuna autorità, eccetto a quella che Napoli e tutto il regno avrebbero prima riconosciuta, intanto l'esercito aragonese, raccolto sul Garigliano, avanzava, ed Alfonso non si mostrava molto inclinato a far conto delle proteste gaetane. Troppo deboli di per sè, per resistere alle armi aragonesi, si volsero i cittadini agli aiuti esterni, e, per mezzo di Ottolino Zoppo, ambasciatore milanese, il quale, morta la regina, si era ricovrato a Gaeta, e dei genovesi, che frequentavano in gran numero quella piazza, implorarono la protezione della Repubblica e del duca di Milano.
A Filippo, il quale da tanto tempo avea F occhio alle Provincie napoletane, e che fino allora, non trovando mezzo di prenderserle per sè, avea cercato di farle avere a chi amava più, o temeva meno, non dispiacque la proposta, tanto più, trattandosi di occupare in modo sufficientemente legittimo, una città florida ed importante; ai genovesi piacque ugualmente per ragione dell'amor proprio lusingato, della difesa de' loro negozii, e dell'odio contro il nome aragonese, Partiva in soccorso della città pericolante Francesco Spinola con una grossa nave, o caracca, ed una galera, montate da trecento soldati scelti. Intanto il re, essendosi accostato a Gaeta, le avea intimato di arrendersi, ma, trovando i cittadini risoluti di difendersi, si era impossessato per tradimento di chi la guardava, di una torre piantala sovra un monte, alle radici, e sul declive del quale giace Gaeta; e poscia, procedendo colla medesima fortuna, avea occupati i borghi. Il sopraggiungere dello Spinola rinfrancò maravigliosamente gli animi, e, nel fervore dell'entusiasmo, il capitano genovese fu acclamato governatore di Gaeta.
Dopo avere speso qualche giorno in leggiere battaglie e scaramucce contro i genovesi ed il presidio che a quando a quando saltava fuori, Alfonso accostate le artiglierie alle mura, cominciò a fulminarle con tanta furia, che i bastioni costruiti secondo l'antico metodo cadevano da ogni parte rovinati. Rimediava a questi danni la infaticabile perseveranza di Francesco
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (344/637)
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