Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
330 STORIAil quale di notaro divenuto uomo di mare, ed ivi distintosi in molti fatti per coraggio intrepido ed animo risoluto, era stato in allora nominato capitano della futura spedizione, esclamarono, esser vergogna il tirarsi cosi giù dall' impresa, abbandonando i fidenti cittadini di Gaeta, Francesco Spinola colla sua scelta schiera, e tanti negozianti e mercanzie genovesi ivi rifugiate da tutto il regno, alla mercè del nemico inveterato della loro nazione. Prevalse, come dice uno storico riputato, il miglior parere, il quale persuadeva doversi far più conto dell' onore, della fama, della dignità, che dell' utilità.
Alcune navi furono scaricate, altre ritenute con nuovi ruoli, ordinata nelle riviere una leva di marinai sufficienti. Nonostante procedevano le cose lentamente, perchè gran parte della gioventù, disgustata per una spedizione di fresco andata male in Crimea, ricusava di arruolarsi volontariamente; i coscritti avendo già servito senza aver ritirati i soldi trascorsi, sostituivano cambi presi tra contadini, e però inetti al mare. Vinse tutte queste difficoltà l'indomita costanza del capitano Biagio, il quale imponendo con la autorità ai coscritti recalcitranti, e, facendo vergogna alla gioventù cittadina, quietò i lamenti, infiammò gli spiriti affievoliti, e, provvedendo con instancabile attività all'armamento della flotta, la ridusse in punto in brevissimo tempo.
Il giorno prefisso alla partenza, parve che gli elementi stessi volessero porre ostacolo a questa impresa. 11 cielo si oscurò, e si ricoperse di nuvole subitamente; si mosse un vento furioso, accompagnato da pioggia, grandine e folgori spaventosi, uno de' quali colpì il campanile di S. Ambrogio, precipitandone una pietra enorme. La furia della tempesta era tale, che non solo gli animi del volgo, sempre superstizioso, e molto più in que' tempi, ne furono scossi, ma anche i magistrali, partecipando del sentimento comune, pregarono P Assereto ad attendere, finché la stagione non si fosse rimessa, e dilazionare la partenza almeno d'un giorno. Ma PAssereto, che l'animo forte ed il desiderio di salpare rendevano superiore a questi pregiudicii volgari, rispose agl'inviati de' magistrati, i quali lo pregavano a rimanere, imperocché non potessero in quel giorno, a cagione del cattivo tempo, accompagnarlo al luogo dell' imbarco, con tutte le solenni cerimonie, solite a praticarsi in simili circostanze; dopo il tempo cattivo ne sarebbe venuto il buono, serbassero gli onori quando egli sarebbe ritornato vittorioso.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (348/637)
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