Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
332 STORIAdomanda, in coi gli pareva d'esser burlato > i cortigiani sogghignavano al messaggio, sussurrandogli: vedersi bene essere il capitano genovese un notaio (Biagio Assereto, avanti di darsi al mare, avea esercitato quella professione), poscia che credesse inoffensivo al re il soccorrere di vettovaglie una città assediata da tanto tempo dall' esercito di lui, e che la fame avea ornai ridotta agli ultimi termini. Il re, dopo essere stato un pezzo sopra di sè, usci fuora con questa risposta, in cui gli sembrava d'aver resa la pariglia alPAsserelo. Lasciasse il capitano genovese, in pegno della promessa fatta, le vele delle navi, e poscia vettovagliasse a sua posta Gaeta.
Tornò sulla sera il messaggio con questa risposta, accompagnato da Francesco Fandone, ambasciatore pel re a Biagio. Procurò il Pandone, con ogni sorta di argomenti, e specialmente, magnificando le forze aragonesi, di distogliere il capitano dall' impresa, ma questi rimase fermo nel suo proposito.
Il resto di quel giorno fu speso da una parte e dall' altra in preparativi. Un occhio esperto avrebbe potuto fin da quel momento prevedere le sorti della battaglia che stava per darsi, imperocché nella squadra aragonese le cose procedessero con grande rumore e confusione, dall' altro lato i genovesi si apparecchiavano alla battaglia con quel silenzio attivo ed energico, che ò la più Sicura garanzia della fiducia nel proprio valore e del lungo esercizio. Più di tutti si dava da fare Biagio Assereto, il quale dopo esser passato di nave in nave ed essersi assicurato che tutto vi si trovava pronto ed in ordine, chiamati presso di sè tre capitani di nave ordinava loro che avanti la battaglia cominciasse, si spiccassero dalla squadra e girata l'armata* nemica l'andassero a colpire a rovescio, quando la mischia fosse più bel' suo bollore.
Sul fare del giorno 5 Agosto 1435, le due armate spinte da un totem vento veleggiarono P una allo scontro dell' altra. Stava il re osservando attentamente i movimenti dell' armata nemica, quando vedute le tre navi, secondo gli ordini dati dall' Assereto, spiccarsene ed allargarsi in mare, o che lo credesse, o per dare incoraggiamento ai suoi, gridò che fuggivano. Ma il suo piloto facevagli osservare non esser use le navi genovesi fuggire dinanzi la battaglia, doversi piuttosto slare in guardia che quelle tre navi, con qualche accorta manovra, non recassero qualche danno. Intanto le due armate essendosi ora accostate sufficientemente, cominciarono la battaglia col trarre delle artiglierie, ma i genovesi conoscendo di non avere il loro
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (350/637)
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