Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      conto in quella maniera di combattere, si spinsero avanti, finché ciascuna di loro non si fu accozzata con una aragonese. Durava la battaglia da molte ore, cinque navi genovesi combattute da due parti per il soverchiane numero delle nemiche, se non pericolavano sostenevano a fatica la lotta. L' Ammiraglia genovese stessa stretta tri la smisurata mole della iMagnana con la quale fino dal principio della battaglia si era andata ad attaccare e combattuta dall'altra banda da un'altra nave aragonese, soffriva più di tutte. Però al numero de' suoi suppliva l'imperturbato coraggio di Biagio Assereto, il quale vedendo che i soldati montati sopra tre galere vi facevano poco frutto, con l'ordinare che andassero a rinforzare i combattenti delle navi più travagliate, ristorava la fortuna della giornata. Si seguitò a combattere con grandissimo furore da una parte e dall'altra, con ostinazione e valore quasi uguale, finalmente la divisione delle" Ire navi le quali allargatesi dal luogo della mischia erano riuscite sottovento alla squadra aragonese, decisero la vittoria. Andarono esse a percuotere a golfo lanciato nel mezzo della fiotta nemica, spargendovi il disordine e la costernazione. La Magnana stessa, urtata fieramente da una delle tre chiamata la Giusti-niana, andò alla banda sul fianco dove era combattuta dalla capitana genovese. Tentarono i marinari di rilevarla da questa svantaggiosa posizione, ma invano, perché avendo le ciurme, le armi e la zavorra seguitata l'inclinazione della nave, la confusione slessa e la necessità di difendersi contro l'ammiraglia genovese, che cogliendo il destro raddoppiava di sforzi impedivano ogni presente sollievo.
      Volgevano ora le sorti della giornata manifestamente contrarie agli aragonesi. Già alquante navi, sopraffatte dal valore de' genovesi, i quali montali arditamente sul porto nemico le aveano superate a forza, si erano arrese, le altre divenute ora inferiori di numero e sopraffatte da più lati dalle navi nemiche, non aspettavano per arrendersi che 1' esempio della regia ammiraglia. Su questa seguitava a mantenere dritto ancora lo stendardo d'Aragona, la costanza di Alfonso, il quale fieramente offeso nel suo orgoglio di re e di spagnuolo, non voleva in alcun modo cedere a coloro dei quali poco avanti si era burlato. Fino dal momento che la Magnana era andata alla banda, per schivare la grandine delle freccie che piovevano sul castello di poppa dove si era posto per osservare e dirigere la battaglia, era Alfonso stato costretto dallo preghiere de' suoi a rifugiarsi solto coverta,
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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