Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Quivi da molto tempo gli animi erano sospesi ed inquieti, ad ogni momento si stava attendendo qualche notizia importante. Trapelarono le prime per la via di Pisa e Piombino, narravano de' re fatti prigionieri, di flotta presa, di battaglia vinta; gli affari erano sospesi, le botteghe chiuse; per le strade e per le piazze un dimandare ansioso, ed un concitato discutere. Finalmente giungeva il messaggio di Biagio Àssereto colla relazione della vittoria, indirizzata ai magisteri. Allora la gioia e l'esultanza non ebbero più limiti; nobili e popolani, mescolati nelle strade e nelle piazze, si congratulavano scambievolmente della vittoria ottenuta; la plebe, per avere più sicure notizie, dimenticando il rispetto e l'autorità dei magistrali, invadeva le sale del pubblico palagio; le donne stesse, posta in non cale la timidezza e la ritrosia femminile, mescolate alla folla, gareggiavano con essa nelle grida di viva Biagio Assereto, viva Quilico (il nome di un astrologo, il quale avea predetti i recenti avvenimenti); il clamore ed il frastuono dell'entusiasmata moltitudine era tanto, che appena udivasi il rombo incessante delle campane che suonavano a distesa. Per tre giorni furono ordinate solenni azioni di grazie nelle chiese, e pubbliche processioni; fu stabilito che il giorno di San Domenico, nel quale era stata riportata la vittoria, si celebrasse ogni anno festivamente, con la presentazione solita di un pallio d'oro all'antica chiesa del Santo^
     
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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