Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      338 stori vAgitato da questi pensieri, appena avuta la notizia, spediva da Milano due ambasciatori, l'uno Lodovico Croto, a Genova, perchè significasse ai magistrati di rimettere la flotta in assetto, appena fosse ritornata, onde spedirla in Sicilia, imperocché, dopo il rovescio degli Aragonesi a Ponza, fosse facilissimo il sottometterla, P altro, Marco Barbavaro, a Biagio Assereto, affinchè gli ordinasse di lasciarsi indietro Genova, e disbarcare i reali prigionieri a Savona, d'onde sarebbero stati trasportati direttamente a Milano. Rispondevano al Croto i magistrati: essere le ciurme stanche e mal disposte per l'arretramento de' soldi, le navi non in grado di risalpare, l'erario esausto per le spese dell' armamento precedente.
      L'Assereto quantunque nell'osservanza degli ordini ducali si vedesse tolto il più bel frutto sperato dalla vittoria, cioè P accoglienza trionfale in Genova, ornata dalla presenza di due re prigioni e di tanti baroni e cavalieri, nonostante pensando alla potenza di Filippo, ed al pericolo d'incontrarne lo sdegno, ubbidì. Dalla Spezia ove gli occorse il messo ducale, si volse verso ponente, e lasciatisi indietro i minori legni perchè si dirigessero a Genova, andò col restante delle navi a prender porto a Savona.
      I magistrati che neppure erano stati consultati su questo proposito, come innanzi si soleva fare nelle cose di qualche importanza, ne rimasero altamente offesi. Pareva loro che ornai Filippo trattasse la Repubblica non più da protettore, ma da signore assoluto. Le dicerie per la città erano infinite, le ingiurie contro Filippo aperte, imperocché in que' momenti il timore fosse soffocato dalla collera. Si cominciava anche a bucinare tra i più baldanzosi di scuotere il giogo de' Visconti, ma la diffidenza che il duca avea saputo cosi ben seminare fra le diverse classi de' cittadini, distoglieva da più fondati progetti. Si sapeva che gran parte de' nobili beneficati a disegno da Filippo, si accomodavano volentieri al dominio straniero, e si temeva che il popolo, mancandogli la solita guida delle famiglie più influenti, non si sarebbe mosso.
      Intanto Alfonso, da Savona era stalo condotto a Milano, e dopo tre giorni di esitazione, ricevuto in udienza particolare da Filippo, nel quale sempre mutabile, cominciavano a germogliare nuovi pensieri. Contro ogni suo credere fu accolto l'Aragonese con ogni dimostrazione di rispetto e d'amicizia; e come quello che accortissimo penetrava i nuovi pensieri di Filippo, cercò di trarne profitto. Parlò prima della sua sventura; poi con quella sot-
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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