Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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dolo a volere evitare la effusione del sangue, e ritirarsi dal principato. Tommaso turbato dall' imprevisto avvenimento, non si appigliò ad alcuna decisa risoluzione, ma dimandava tempo per riflettere in cosa di tanto momento. Intanto il Fieschi stanco dell' indugio, credendo che il Doge mendicasse tempo per apparecchiarsi a resistere, si avanzò contro il Palagio e superate le guardie, se ne rese padrone.
11 Fregoso si era rifugiato nella torre dell' orologio, e vedendo le cose ornai perdute, piuttosto che arrendersi al Fieschi, si affidò alla generosità del suo antico antagonista Raffaele Adorno. Intanto si era radunato il gran Consiglio ad oggetto di riformare nuovamente lo Stato. Le decisioni prese, furono che si duplicasse il numero de'dodici anziani e che due di loro reggessero a vicenda lo Stato. Come dopo la cacciata del Visconti, questo stato di cose non durò molto: il popolo non era contento, gli ambiziosi mettevano tutto a rumore. Allora i ventiquattro Anziani convocate tutte le altre Magistrature, cioè quelle della moneta, della provvisione, di Romania, e di S. Giorgio, le consultarono sul modo di assestare stabilmente le cose. Uno de' cancellieri alzatosi pronunciò un lungo discorso, nel quale si dimostravano gì' inconvenienti del presente regime, e per renderlo più stabile i ventiquattro Anziani difensori della libertà, proponevano, che due di essi, Antonio Fieschi e Raffaele Adorno, fossero eletti a capitani del popolo per un anno con autorità ducale, trascorso il qual termine il potere sarebbe trapassato agli altri per turno. Essendo approvate le proposizioni fatte dai ventiquattro Anziani difensori della libertà, furono nello stesso tempo acclamati capitani Raffaele Adorno e Gian Antonio Fieschi, e nominati dodici riformatori con Y incarico di compilare le regole secondo le quali i nuovi Magistrati dovevano reggere la Repubblica,
La storia va ornai annoverando da luogo tempo queste incessanti mutazioni queste irrequiete mutabilità nel regime supremo dello Stato. Ma le ambizioni una volta suscitale non hanno più freno; la facilità stessa dei rivolgimenti incoraggiava coloro che agognavano al potere; bastava brigare per ottenere. Un' altra aristocrazia come abbiamo notalo per 1' addietro, T aristocrazia popolare si era introdotta nello Stalo; imperocché il ceto mercantile quando si senti divenuto forle per T influenze che danno i negozi e le ricchezze, non volle più stare soggetto, ma rivendicò quella parte di potere, che sembravano esigere i grandi interessi che esso rappresentava
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (369/637)
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