Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      350 STORIAnello Stato. La guerra accanila mossagli sul principio dalla aristocrazia nobilesca, non servi ad altro che a renderlo più consapevole dello smisurato valore delle sue forze, delle quali usò per prendersi tutta queir autorità, che in parte non gli era stata voluta accordare. Avrebbe 1' aristocrazia popolare potuto durare lungamente e rinvigorire la Repubblica, dandole un nuovo e più robusto avviamento; ma poiché si senti vittoriosa, credendo morti i nemici che erano soltanto domi, non avendo più a lottare con i suoi antagonisti, ruppe la concordia che l'avea resa forte e trionfante, e si divise seco stessa. Colsero i nobili l'occasione, e tentarono di ritornare in istato con la forza, però conoscendo che questo mezzo non riusciva ad altro che a ricondurre la concordia nella parte avversa, si buttarono a fomentarne le dissensioni, ed ora favorendo i Fregosi, ora gli Adorni, riuscirono a ricuperare indirettamente colle influenze quel potere che direttamente gli era vietato di esercitare. Stanchi di queste manovre nelle quali, se 1' ambizione si trovava pressoché soddisfatta, nonostante 1' orgoglio restava offeso, vollero fare esperienza, come poco avanti abbiamo veduto, anche della dominazione straniera e la favorirono, finché accortisi ben presto che questa, provvida solo di sè, gli accarezzava, per usarli a strumento di potenza, stanchi ancora di essa, concordarono con gli altri ordini per cacciarla, e si rimisero nell' antica via di comandare colle brighe.
      La concordia dei due capitani Raffaele Adorno e Gian Antonio Fieschi, non fu di lunga durata. L' uno nobile, di carattere altiero, uso a vivere nei suoi feudi dell' Appennino, e ad esercitarvi un' autorità dispotica, aborriva dal Sindacato, e dalla compagnia nel potere di un popolano; l'altro figlio e nipote di Doge, considerando io scettro ducale come un' eredità tramandatagli dai suoi maggiori, tollerava di malavoglia di dividere la signoria della Repubblica con un intruso. 11 disaccordo de' governanti, non tardò a disseminarsi nei governati, onde le parti andavano risorgendo, ed ogni giorno la città era spettatrice di tumulti e di collisioni sanguinose.
      (1443). Allora l'Adorno che si sentiva forte più del suo collega nelle simpatie del popolo come dei magistrati, propose a Gian Antonio di adu-. nare un' assemblea anche più numerosa e solenne di quella che gli aveva eletti capitani, e consultare con essa sulle vie da tenersi in circostanze si minacciose. Il Fieschi sperando che qualche novità favorevole alla sua ambizione, avesse a sorgere da questa misura, acconsenti. Una imponente as-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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