Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA
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semblea si radunava nella gran sala del pubblico palagio. Oltre gli uffiziali della moneta, delle provvisioni, della Romania e di S. Giorgio, vi assistevano tutti gli alberghi de' nobili, tutte le compagnie de' mercanti e degli artefici. Un cancelliere pregò i convocati ad esporre la loro opinione, circa il modo di ovviare alle peripezie attuali, e riformare lo stato in un modo più stabile e più durevole.
Gli oratori che sorsero a parlare si diffusero sulla necessità di ritornare agli antichi ordini, contentando nel medesimo tempo la plebe la qoale amava di vedere un Doge a capo dello Stato. Alcuni parlando più chiaro proposero Raffaele Adorno; imperocché niuno più di lui fosse abile in tempi cosi mal fermi a prendere con mano sicura le redini dello Stato. Acconsentirono gli altri, il magnifico Raffaele Adorno fu acclamato Doge, e fu stabilito che governerebbe la Repubblica coi temperamenti, oltre quelli imposti a Giorgio suo padre, con altri che sarebbero compilati da quattro cittadini due nobili e due popolani. Le regole stabilite furono; che il Doge fosse franco delle imposizioni; il suo onorario da 8500 lire annue fosse portato a 9600, avesse ai suoi ordini una guardia di 500 lance, con la provvisione di 5 lire al mese per uomo; fosse tolta l'antica limitazione per la quale era vietato al Doge l'intromettersi nei litigi che riguardavano le finanze; d'ora innanzi egli assistito dagli uffiziali della moneta e da due savj, avrebbe deciso se si dovessero o nò promuovere. Coloro che erano stali impiegati sotto Tommaso Fregoso, fosse in arbitrio di Raffaele il congedare o ritenere. Intanto agli ufficj vacanti provvedesse per la prima volta egli, nominandoli di suo piacere.
La rabbia del Fieschi vedendosi soverchiato dal suo rivale, deluso dalle di lui arti, e privo della dignità a cui agognava tanto, si può meglio immaginare che descrivere. Usci di città, ritornò ai suoi monti, e con la gente ivi raccolta occupò Recco e Portofino, scorrendo dappertutto e facendo col ferro e col fuoco più male che potea. D'altra parte Pietro Fregoso, giovinetto fiero ed arrisicato, sdegnoso dell' abbassamento della sua famiglia, e sostenuto dal Visconti, che gli avea accordata come base di operazione la terra di Novi, andava ogni di, con assalti e ruberie continue, infestando il territorio della Repubblica.
L'Adorno conoscendo però che l'unico modo di far tacere Gian Antonio Fieschi, era di dar qualche pascolo alla sua irrequieta ambizione, lo ammansì conferendogli le due dignità, di ammiraglio a vita, e di vicario generale della riviera orientale.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (371/637)
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