Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      riti o prostrati di forze dalla lunga lotta, nonostante duravano col coraggio e l'energia inspirata dalla disperazione. Un altro caso infelice peggiorava la situazione della città minacciata.
      11 comandante generale, Giovanni Longo Giustiniani, mentre nel più folto della mischia, incoraggiava i suoi, animandoli coli' esempio, ferito gravemente da un colpo di artiglieria, si vide costretto a ritirarsi dal combattinlento. Invano Costantino scongiurò il Genovese a rimanere sul luogo del combattimento, imperocché soltanto la di lui presenza mantenesse nei suoi il vigore e la speranza; soverchiato dal dolore fisico, non die' il Longo ascolto a nessuna rimostranza, e trasportato a Pera, passò di là a Scio, dove in breve le angoscie morali, e la ferita ricevuta, lo tolsero di vita.
      Alla porta di S. Romano durò ancora per breve tempo la resistenza, giacché col ritirarsi del Longo, era mancato lf animo ai più; finalmente le artiglierie avendo sfondati i battenti, si precipitarono per l'aperto adito le milizie mussulmane, rovesciando ed uccidendo tutti quelli che ancora si attentavano a resistere sul loro passaggio. Quelli che combattevano sull' alto delle mura, visti i nemici già dentro, dismesso ornai ogni pensiero di combattere, si volsero in fuga; dalla porta sfondata e dai baluardi superati si versavano a guisa di torrente che strabocca, le orde nemiche nella misera città. Presentavano le strade un miserando spettacolo; cittadini e guerrieri, mescolati nell' affannosa via della fuga, si precipitavano verso il lato opposto della città, ove la porta Orea apre l'uscita al porto, seguitati alle spalle dalle milizie turche, le quali inferocite dalla lunga resistenza, trucidavano chiunque gli veniva fatto di cogliere.
      Costantino anche dopo l'irruzione de' nemici avea tentato di ritenere i suoi e ricondurli alla battaglia; ma in circostanze di simil fatta il timore supera negli uomini ogni altro sentimento, onde la sua voce non essendo più ascoltata, ne' i suoi comandi rispettati, fu trascinato dall' onda della folla, e giunse con essa alla porta Orea. Allora avendo perduto anch'esso ogni speranza di salvare l'antica sede regale de' suoi padri, decise di appigliarsi al partito de' più, ed alzatasi la visiera ordinò ai custodi che aprissero la porta. Ma in quel trambusto i suoi ordini essendo mal compresi, le chiavi furono gittate in mare; inoltre coloro che difendevano le mura del porto essendo anch'essi fuggiti, i nemici sfondata la porta Fanaria, che dà anch'essa in sul porto, incalzavano più vicini e più minacciosi. Il timore i. «•
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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