Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
366 STORIApochi esempi che ci sono occorsi per V addietro in questa storia, dimostra chiaramente come questo titolo non serva ad altro che ad illudere da un lato rorgoglio dei governati, ed a mascherare dall'altro l'ambizione dei governanti, imperocché le protezioni degenerino quasi sempre in signorie assolute.
11 pensiero costante dei governatori genovesi, dacché la Repubblica avea cosi posto piede più fermo nell' isola, era stato quello di allargare la loro autorità, anche sopra le regioni d'Oltremonti, onde si trovavano in perpetuo stato di guerra contro i signori feudali, che non potendo di per sé stessi resistere alle forze riunite de' Cismontani e dei Liguri, si erano dati a favorire gli sforzi fatti dagli Aragonesi, per impadronirsi dell'isola.
Questi ultimi, dopo l'infelice tentativo fatto da Alfonso nel 1420, per occupare Bonifacio, distratti negli affari di Napoli e d'Italia, non aveano operato più alcun movimento d'importanza contro la Corsica. Ma, poiché Alfonso si fu assicurato del regno di Napoli, ed ebbe consolidata la sua influenza in Italia, riprese gli antichi progetti, e, sostenuto dai signori di Ci-narca, e da molti de' cittadini più potenti dell'isola, fra i quali, per conciliarseli, avea distribuiti molti diplomi di nobiltà, mandò nella primavera deiristesso anno in cui cadde Costantinopoli, una squadra e delle forze importanti in Corsica.
11 primo risultato di questa spedizione fu la presa di S. Fiorenzo, terra assai rilevante, situata sul golfo di Capo-Corso. La notizia della caduta di Costantinopoli e di Fera, e quella della presa di S. Fiorenzo, essendo giunte in Genova quasi contemporaneamente, destarono ne' magistrati un timore panico, che li fece inclinare ad una straordinaria misura. In altri tempi, col mandare una flotta in Oriente, e dei rinforzi in Corsica, si sarebbe tentato almeno di fai* fronte dignitosamente alle recenti disgrazie; ma, al presente, divisi gli spirili nelle fazioni, il porto essendo privo di navi da guerra, e le casse pubbliche di danaro, non si vide altro modo di rimediare a questi rovesci, che nel cedere alla Compagnia di S. Giorgio i diritti ed il dominio esercitato dalla Repubblica sulle colonie orientali e la Corsica.
Il Doge Piero di Campofregoso, il consiglio degli anziani, gli uffiziali della moneta, della provvistone, e di Romania, avendo radunato il consiglio grande, proposero, e dimostrarono la utilità di questa risoluzione, che fu approvata ad unanimità di voti, eccetto uno.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (386/637)
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