Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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In Conica, ai popoli che riconoscevano l'autorità della Repubblica, non dispiacque di sottomettersi ad un altro dominio, da cui si ripromettevano un miglioramento nelle loro condizioni. Alle prime notizie che vi si ebbero, si radunò una grande assemblea nelle pianure di Morosaglia, per applaudire, e consentire alle decisioni prese a Genova, e, poco dopo, un' altra a Riguglia, per ratificare le condizioni e gli statuti del nuovo ordine di cose.
BattistSno Dona, il primo mandato a governare la Corsica, dalla Compagnia di S. Giorgio, profittando delle buone disposizioni, e dell' entusiasmo suscitato fra gì' indigeni da questo cangiamento, raccolse nell'isola delle fòrze assai rispettabili, e, riunitele a quelle che avea portate di Liguria, ricuperò
S. Fiorenzo. Attaccati poscia gli Aragonesi ed i Signori, che parteggiavano
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con essi, in un campo fortificato dove si erano ridotti, costrinse i primi a cercare lo scampo nei loro vascelli, i secondi a sottomettersi (1454). Cosi tutta la Corsica riconobbe per allora l' autorità della Compagnia.
Tirato dall'odio inveterato, che nntriva contro i Genovesi, ai quali non avea mai potuto perdonare la sconfitta ricevuta nella giornata di Ponza, e l'onta della prigionia, non avrebbe desistito Alfonso dallo spedire altre truppe in Corsica, per ristorare ivi la fortuna aragonese. Ma, indotto dalle preghiere di Niccolò V, il quale era zelantissimo della pace, onde riunire gli sforzi dei Principi cristiani contro il turco, accordò alla Repubblica una tregua di sei mesi.
Fu questa composizione però di poca durata per la baldanza di alcune navi aragonesi, le quali, navigando nel Ligustico, ed avendo appoggiato a Genova per rifornirsi, osarono commettere degli atti ostili fino noli' istesso porto. Si rivolse Piero Fregoso direttamente al re, lamentandosi dell' accaduto, e chiedendo riparazione, ma la risposta fu tott' altra da queHa che si aspettava, giacché papa Niccolò V, essendo morto il 24 Marzo 1455, per dispiacere, come si crede, della perdita di Costantinopoli, e di vedere tornar vani tutti i suoi sforzi, onde indurre la cristianità ad una crociata universale contro i Mussulmani, e dalla pace di Lodi, conclusa da principio tra i Veneziani e Francesco Sforza, duca di Milano, ed accettata poi, quantunque a malincuore degli altri governi italiani, essendo stati, per espresso volere d'Alfonso, esclusi i Genovesi, questi invece delle riparazioni attese, videro giungere dinanzi al porto una flotta nemica, comandata da Bernardo Vil-lamarino, capitano di gran nome nelle cose navali. Stavano sulle navi ara-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (387/637)
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