Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
374 s t o n i aCcfrsica sopra la Compagnia di S. Giorgio; nessuna lettera o nessun documento poter provare il contrario; imperocché la Repubblica, considerando quel nobilissimo magistrato come parte di sé stessa, non era mai per disconoscerne gli atti, ma pronta a difenderli come se emanati da lei stessa. L'ardore con cui sopra tutto il resto della cristianità, essi aveano cooperato alle crociate in Siria ed in Palestina, V aver cacciati i Saraceni da una provincia stessa aragonese, con la presa di Tortosa suir Ebro, e l'aver fatta la guerra a Baiazzette per il corso di dieci anni, assolverli bastantemente dall' accusa di essere gli amici de' Turchi, i quali doveano saper grado del loro primo stabilirsi in Europa alle fraterne discordie di due Principi greci. Amico dei Mussulmani potersi con maggior ragione chiamare colui che, dopo avere, con insopportabili gravezze imposte ai suoi sudditi, accumulato immense somme di danaro, se ne valesse ora a fine tutto diverso da quello sacro che si era proposto. In quanto ai fuorusciti, avrebbero essi ricuperata la patria, non coli' aiuto della forza straniera, ma per la mansuetudine e la clemenza dei magistrati della Repubblica. In fine la guerra e le minaccio non temevano, ma aveano fidanza nella bontà della loro causa e nella giustizia dei proprii diritti. Non avrebbero ornai più risposto alle lettere del re, solo questa volta esservisi indotti per purgarsi delle calunnie apposte loro.
Con tutto ciò non trascurava Piero Fregoso i maneggi che poteano condurre ad una pace onorevole, ed i preparativi per continuare la guerra. Cosi mentre faceva uscire in mare Tommasino Fregoso, con una squadra, sollecitava i Veneziani, i Fiorentini, il duca di Milano, Francesco Sforza, ed il papa, onde smuovere la pertinacia di Alfonso. Callisto III, il solo che si prendesse a cuore le istanze del Doge, ottenne che fosse in Roma il convegno degli ambasciatori di amendue le parti (1457), e già le trattative erano bene avviale, quando la cattura di un' altra nave aragonese, fatta da Tommaso Fregoso, ripristinò l'ira di Alfonso, e le inimicizie piuttosto che mitigarsi s'inasprirono.
A Napoli si stava apparecchiando una spedizione più forte delle precedenti, e tanto più formidabile, in quanto che non si conosceva come potergli resistere. Allora Piero Fregoso, stanco di una lotta che non gli lasciava un momento di tranquillità, privo di forze sufficienti, vedendosi perseguitato e calunniato al di fuori, e dentro odiato e mal sicuro, piuttosto che cedere ad Alfonso ed agli Adorni fuorusciti, s'appigliò al partito di porre la Repubblica
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (394/637)
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