Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
384 STORIAmondo che la famiglia rivale degli Adorni stasse per raccogliere il frutto delle sue fatiche, accecato dalia gelosia di parte, ordinò alle sue truppe che abbandonata la forte posizione di Pietraminuta; si calassero al piano. Egli precedendo all' infanteria con un corpo di Cavalieri, andò ratto ad investire la Porta di S. Tommaso, stimando prenderla per sorpresa; ma fu respinto dalla guardia francese e dal La Vallèe che comandava in quel sito. Seguitando allora il giro delle mura, arrivò alla Porta di Vacca e trovandola aperta, spronato il cavallo vi si cacciò dentro, non guardando se gli altri suoi cavalieri Io seguitavano. Avea percorso poco trailo della strada interna della Città, quando senti chiudersi dietro alle spalle la porta, e rivoltosi si vide seguitato soltanto da tre cavalieri, che insieme con lui erano stali presi a questo agguato. In questo terribile frangente non potendo da quel lato raggiungere i suoi, perchè una guardia assai numerosa custodiva la porta, non si perse però d'animo, e galoppando a briglia sciolta sperò che per la Porta dell'Arco, che si apre nel lato opposto della Città avrebbe trovato uno scampo. Mentre cosi traversava a furia per le vie fu incontrato e riconosciuto da Giovanni Coscia, il quale gridando il suo nome, ed essendo a cavallo anch' esso gli si mise dietro perseguitandolo. Dall' alto delle case i cittadini affacciati al rumore facevano piovere sul fuggitivo una grandine di sassi. Ad onta di tutti questi ostacoli giunse Piero Fregoso alle mura, ma vedendo chiusa e guardata la Porta dell' Arco, voltò il cavallo verso quella di S. Andrea, ove non potè giungere. Ferito già da due colpi di mazza vibratigli dal Coscia quando gli rie-sciva di stringerlo più da vicino, fu alfine precipitato da cavallo da una grandine di pietre che gli furono tirate addosso dalle finestre. Raccolto di terra privo di sensi fu trasportato nel vicino Palagio, dove senza mai ricuperare la parola in capo a poche ore spirò.
Alla morte di Piero seguitò la totale sconfitta dell'esercito. I suoi non vedendole più, ed essendosi diffusa poi nelle file la nuova del caso successo, senza pensare a difendersi voltarono le spalle, perseguitati e trafitti dai cittadini e dai francesi. Pochi poterono guadagnare F aperta campagna tutti gli altri, entro il primo ed il secondo cerchio delle mura, rimasero presi o uccisi. Fra i cavallieri, dei quali non si potè salvare alcuno, furono presi Masino Fregoso fratello di Piero, Orlando del Fiesco e Sigismondo Brandolini figlio di Tiberto condottiero a servizio del Duca di Milano. I
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (404/637)
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