Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      396 s t D u i agiorni dopo F ira dei popolo lo cacciava dal soglio ducale, e quattro artefici col nome di capitani pigliavano il reggimento della città. Ma cacciato appena Paolo, ecco ritornare Lodovico Fregoso, il quale, volenti, o non volenti i cittadini, si fa nominare doge per la terza volta. Dov' era queir antico popolo, rozzo sì, ma così sensibile ad ogni ingiuria che gli venisse dal resterno, cosi pronto ad eccitarsi contro chi osava d'infrangere le costituzioni dello stato?
      Col declinare della potenza, anche il senlimento della dignità era venuto meno, quello che i vincitori della Meloria ed i crociati valorosi di Soria e di Palestina non avrebbero saputo tollerare, poteva impunemente esser sofferto da chi era passato così spesso per F ignominiosa vicenda di tante signorìe forestiere, ed avea lasciato mercare ed usufruttuare F indipendenzae le ricchezze della Repubblica. Tutto ciò che apparteneva all'antica indole
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      fiera ed arrisicata dei cittadini genovesi era perduto; le poche scintille di nobile impeto che abbiamo veduto e vedremo brillare a quando a quando, rendono più immagine del risentimento passeggiero del giumento cui la sferza ha punto troppo vivacemente, che della generosa ira del destriero non domo, che il morso non può contenere e lo sprone incita a più libero corso.
      V unica cosa notabile accaduta in questo terzo principato di Lodovico fu F arrivo in Genova di Fabiano da Montepulciano mandato dal Papa Pio II affine di indurre la Repubblica a prender parte nella guerra contro i turchi. Già cinque anni avanti era stato tenuto un concilio in Mantova a quest'oggetto; ma toltone alcuni discorsi ornati di tutto il gusto della eloquenza latina, non avea prodotto alcun risultato, e gli ambasciatori delle Provincie e delle isole greche più minacciate, i quali eran venuti ad implorare aiuto, aveano dovuto conoscere quanto poco vi era da fidare sopra i soccorsi promessi dai cristiani di Occidente. Nonostante il Papa non avea abbandonati i suoi progetti ed oltre al sollecitare i Veneziani, il Duca di Milano ed i Principi di Oltremonte, si era rivolto ai Genovesi, invitandoli a concorrere alia impresa comune. Ma questi aveano allora da pensare ad interessi più vicini e ad avvenimenti i quali facevano di nuovo pericolare la loro indipendenza politica.
      Francesco Sforza meditava da lungo tempo di rindennizzarsi delle spese fatte a prò della Repubblica con F aggiungere la Liguria ai suoi dominii;
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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