Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 405
dimostrare quanta solennità e quanta importanza si dava in cotesti tempi ai pubblici trattati.
Se la facilità con cui essi erano infranti, si rassomiglia a quel che vediamo tutto di accadere nei tempi moderni, ciò fa segno che la naturaumana varia nei costumi e nelle abitudini esteriori, è costante solo nella
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volubilità, e nel lasciarsi influenzare più dagli interessi presenti che dai giuramenti passati. Del resto le mutazioni continue di reggimento che abbiamo osservale e che in avvenire ci occorreranno, più che alla indole della nazione genovese, sobria di per sè ed attaccata alle consuetudini antiche, si deve attribuire alla forza delle circostanze eccezionali in cui essa versò per lungo tempo. Avvezza per due secoli ad esser tenuta come uno degli Stati più forli e più potenti dell'Europa, il sentimento dell'indipendenza vi era troppo radicato perchè essa potesse acconciarsi di buona voglia ad un reggimento straniero: ciò che era creato dalla necessità, era distrutto dall' orgoglio anche leggermente offeso, e la memoria dei trionfi conduceva seco l'oblio dei mali presenti. Il suo amor proprio la persuadeva a disconoscere o spregiare la potenza maggiore di molti stati che le erano cresciuti attorno in Italia e fuori; il giogo che le era imposto credeva di im-porselo da sè stesso, e la facilità con cui fin qui le era riescilo di scuoterlo, la manteneva in questo errore. D' altronde le nuove potenze che si erano andate formando, mal ferme nei fondamenti, perchè troppo recenti, nò sufficientemente ordinate, sprovviste di amministrazione equa e produttiva, mancanti di milizie stabili, erano più atte ad acquistare che a conservare, e più ambiziose che prudenti.
La quiete promessa ai genovesi dai temperato governo del Duca di Milano non era interrotta che dalla irrequieta ambizione di Paolo Fregoso. Scor-
rendo del continuo la riviera con le navi che avea portato via quando lasciò
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il governo della città, dando la caccia a tulli i legni mercantili, alcuni dei quali ebbe il coraggio di assalire e combattere per un giorno intero quantunque inutilmente nel Porto di Yillafranca, manteneva l'inquietudine negli animi, e toglieva al commercio il suo più grande impulso, la sicurezza. A rintuzzare l'audacia del Fregoso, furono armate quattro navi e datone il comando a Francesco Spinola, il quale dopo avere perseguitato il suo avversario per lungo tratto del Ligustico e del Firreno, raggiuntolo finalmente nelle acque di Corsica, lo mise cosi alle strette, che Paolo disperato di sai-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (425/637)
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