Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      406 st 0 h i avarsi in altro modo, abbandonò le navi, ed esso con alcuno dei suoi salvatosi sopra una piccola barchetta, andò a cercar rifugio e scampo nelle selvose montagne dell'isola, dove il nome dei Fregosi era bene accetto.
      Quantunque la compagnia di S. Giorgio, dacché le fu dato dalla Repubblica il dominio della Corsica, avesse sottomessi i rivoltosi con la forza, nonostante non era ancora giunto a cattivarsi lo spirito indipendente e fiero dei suoi abitatori. Le intemperanze dei governatori mandati ivi a nome di S. Giorgio e specialmente la crudeltà di uno di essi, Antonio Spinola, vi aveva reso odioso il nome della compagnia. Molti signori della regione oltramontana aveano emigrato in Toscana, e poscia essendo ritornati (4462) sotto la condotta di Tommaso Fregoso tiglio del Doge Lodovico, avevano ricominciata la lotta contro il potere che li perseguitava. Finalmente la compagnia stanca di un possedimento a mantenere il quale erano necessarie tante spese, e da cui ricavava cosi scarsi benefici, cedè l'Isola al nuovo signore delia Repubblica il quale vi mandò un Luogotenente ed una truppa di soldati sforzeschi (4465).
      Già la quiete,. l'osservanza delle leggi, là temperanza e la equità del reggimento novello, cominciava a far rifiorire il commercio, a ristabilire la fiducia pubblica, ed il ben essere privalo, quando la subita morie del Duca Francesco, avvenuta per idropisia, dopo sedici anni di principato, Folto marzo 4766, interruppe questo felice avviamento. Giovanni Galeazzo successo a Francesco Sforza, non era F uomo in cui la Repubblica potesse confidare di seguitare a godere la tranquililà che il di lui padre le avea appena fatto gustare. Superbo ed arrogante, egli non era tale da rispettare le istituzioni di un paese libero; pusillanime, crudele e mutabile, abbandonava un progetto con Fistessa facilità con cui l'avea abbraccialo, e l'unica maniera di schivare il suo risentimento, era soltanto nel dimostrare di non temerlo. Nonostante appena si seppe a Genova la morte di Francesco e che a questi era successo Galeazzo, i più savi cittadini benché conoscessero l'indole di quest'ultimo, pensarono per il minor male di riconoscerne l'autorità, affinchè i turbolenti non avessero occasione di trascinare di nuovo la repubblica nelle miserie delle agitazioni civili.
      Quattro oratori scelti fra i più ragguardevoli cittadini furon subito mandati a Milano a giurare fedeltà ed obbedienza al nuovo signore, con le medesime condizioni fermate sotto Francesco. L'accoglienza fatta da Ga-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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