Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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leazzo a questi deputati, fu l>en diversa dal ricevimento splendido esperi-mentalo- due anni innanzi dalla solenne ambasceria che per la prima volta venne ad offerire agli Sforza la signoria di Genova. Galeazzo dimostrò una freddezza tanto più ingiuriosa, quanto più largheggiò di straordinarie gentilezze con gli ambasciadori fiorentini i quali erano venuti alla sua corte contemporaneamente ai Genovesi. Un altro fatto nel quale V amor proprio dei cittadini si trovava anche più gravemente offeso, contribuì grandemente ad alienare da lui gli animi dei suoi sudditi liguri.
Di ritorno da un viaggio che il Duca aveva fatto a Firenze, ad oggetto, come egli diceva di sciogliere un voto, nella qual circostanza essendo accompagnato dalla moglie Bona, figlia di Filippo di Savoia, e da un seguito brillantissimo, avea spiegato uno sfarzo più che regio, risolvè di ridursi in Lombardia passando per Genova (1471).
A questa notizia i magistrati non trascurarono alcuna cosa onde riceverlo splendidamente. Furono preparali divertimenti e feste pompose; addobbati con lusso squisito gli appartamenti che doveano accogliere gli ospiti illustri. Fra i doni destinati ad esser presentati, si distinguevano quattro coppe d'oro di dodici libbre ciascuna, infine al suo avvicinarsi gli erano stati mandati incontro a complimentarlo due cittadini, Lazzaro Spinola, e Lazzaro Azzareto sopra due navi riccamente ornate. Ma Galeazzo non che mostrarsi sensibile a queste attenzioni, ne comparve quasi sdegnoso: i due deputati furono accolti senza alcun segno di benevolenza: ricusò di andare ad abitare i suntuosi appartamenti che gli erano destinati, e quasi che in città non si tenesse sicuro, volle risiedere in Castelletto. Accolse i magistrati che andavano ad onorarlo con parole scarse, e viso accigliato: in mezzo alla gala universale, esso, la moglie, e tutti i Cortigiani vestivano abito dimesso: il che dovea parere più strano, e più meditato, in colui che pochi giorni avanti avea abbagliala la Toscana con lo splendore del suo lusso immoderato. Finalmente senza essersi giammai mostrato in pubblico, nè presa alcuna parte alle feste preparate con grandissima spesa espressamente per lui, dopo tre giorni, all'insaputa di tutti, si parti in sembianza di fuggitivo.
Questo conlegno, nel quale non solamente tutti i riguardi imposti dalle convenienze erano trascurati, ma con cui il Duca faceva segno di un aperto dispregio dei suoi sudditi liguri, mentre offese vivamente l'animo di questi più di qualunque altra ingiuria e danno reale che avesse arrecato alla città,
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (427/637)
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