Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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Pertanto una perdita irreparabile, quantunque minacciata da tanto tempo, dava un altro crollo alla già cadente fortuna della Repubblica. Situata in fondo al mar nero, al confine dell'Asia e dell'Europa, la Città di Cafra era divenuta l'emporio più rilevante del commercio fra l'oriente e l'occidente, e dopo la perdita di Pera e di tutti gli altri stabilimenti delle Colonie Asiatiche, la sorgente più feconda delle ricchezze. del commercio ligure. Quantunque caduta Costantinopoli, Caffa fosse venuta in mano della compagnia di S. Giorgio, le difficoltà che questa dovea vincere, e i nemici a cui dovea far lesta onde conservare la Colonia erano troppi, ne l'intelligenza e la attività della nuova associazione vi potea supplire. Dalla banda di terra vi erano i Tartari, i quali erano frenati soltanto dalla utilità propria, poiché Caffa fosse l'unico mercato da cui potessero inviare alla Europa le loro derrate. Godevano anzi i Genovesi stabiliti in Caffa grandi privilegi, concessi loro dai principi Tartari. Si governavano con le proprie leggi ed erano relti da magistrati mandati annualmente da Genova, i quali si componevano; di un consiglio nominato dal Senato, di due consoli e di quattro giudici incaricati della amministrazione della giustizia nelle circostanti campagne che formavano il territorio genovese in Crimea. Oltre di ciò influivano i coloni sulla elezione dei satrapi mandati dal Kan a governare quelle province, imperocché in questa nomina si consultasse sempre il parere dei magistrati di Caffa.
Questa stessa deferenza, fu, come vedremo in appresso, il principio della rovina della Colonia. I nemici più da temersi erano i Turchi; i quali dopo presa Costantinopoli, avean tenuta ognor viva una guerra accannita controm
i Veneziani, ed in ogni circostanza aveano data a divedere la brama di cacciare dal Mar nero e dall' Arcipelago totalmente il nome latino. Per guarentire la Colonia dai soliti assalti di questi ultimi, erano già state tentate dne spedizioni per mare che aveano sortito buon risultato: imperocché le squadre soccoritrici, traversando animosamente i Dardanelli sotto gli occhi stessi dei Turchi, erano riuscite a toccare Calfa. Ma posciachè formidabili batterie, il di cui fuoco s'incrociava, furono alzate sulle bocche del Bosforo, questa via fu chiusa per sempre, e bisognò ricorrere ad altri compensi. Fu concepito l'ardito progetto di spedire i soccorsi di cui Caffa avea bisogno, specialmente di accrescimento di guarnigione, per la via di terra. Bisognava traversare distanze enormi, specialmente per quei tempi, mal conosciute, essendo la geografia ancora nella infanzia, popolate di genti rozze e semibarbare;
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (429/637)
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