Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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bascierie fecero intendere al Kan i loro desideri!, e poiché questi, incerto perchè non amava dispiacere ai Genovesi, ne d'altra parte volendo inimicarsi Gininece il quale era in strettissima relazione di amicizia con i capi più influenti del regno, titubava a cacciarlo dal governo, ve lo astrinsero con la minaccia di rendere la libertà a molti signori tartari, capitali nemici del Kan e che i coloni tenevano prigioui in Sotdaia.
Eminece, vedendosi espulso dal governo, e conoscendo a chi ne dovea avere l'obbligazione principale, associatisi due altri capi potenti, Caraimerza ed Aidar, a cui se ne aggiunsero ben tosto degli altri, sollevò tutti i Tartari della Crimea, e costretto l'imperatore alla fuga, andò coll'esercito ribelle a cinger d' assedio Calla. Ma, dopo alcuni giorni di vani sforzi, conoscendo i capi tartari, che sforniti di artiglierie come essi erano, sarebbe stalo ini-possibile il sottomettere una ciltà circondata da un doppio giro di mura, mandarono ambasciatori a Maometto 11, richiedendo il di lui aiuto per questa impresa, e promettendogli nel medesimo tempo di cedergli la città, e tutti gli stabilimenti genovesi nel Mar Nero.
L'imperatore mussulmano, a cui niuno invilo maggiormente gradito si polea fare di quello che. lo chiamava ad abbassare ancora la potenza dei cristiani in Oriente, non se lo fece ripetere due volle. Sei settimane dopo che i Tartari aveano incominciato 1' assedio, una fjotta di cento vele, stata preparata per attaccar Candia, giungeva il 1.° di maggio 1475 nel Golfo di Gaffa. Ackmet-Giedick, soldato valorosissimo che la comandava, non trovando alcuna resistenza allo sbarco, fece scendere le truppe sulla riva, e puntate le artiglierie, minò in pochi giorni le mura vecchie, ed apri larghe breccie nelle nuove. 1 due consoli, dopo avere per qualche tempo fatta prova di resistere, vedendo le mura in gran parte cadute, e temendo di non poter resistere ad un assalto, d'altronde conoscendo la ferocia dei Turchi contro le città prese per forza, mandarono, in segno di volersi arrendere, le chiavi della città. Dapprima il capitano turco non volle accettarle, ma alle proposizioni che gli erano state fatte, rispondeva: difendutevi, poscia, lasciandosi piegare, segnò una capitolazione che non fu però osservata.
Appena entrato dentro, die' ordine che gli si portasse tutte le armi che erano nella città, e prese la nota di tulli gli abitanti di qualunque nazione, come pure di tutti i beni e di tutte le mercanzie dei forestieri, delle quali se ne appropriò per il valore di venticinquemila scudi. I coloni furono ob-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (431/637)
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