Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Ì4 STORI Vandasse a terminare al porto. L'esecuzione di questo progetto, dovea avere il doppio resultato: di potere approvvigionare e rinforzare il presidio di Castelletto in caso di rivolta, e di sopprimere ogni commozione con maggior
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      felicità, a cagione del muro che dividerebbe la ciltà in due parti. Questi progetti non furono tenuti bastantemente segreti che qualcosa non se ne risapesse. Lo schiamazzo che ne fecero i cittadini di ogni ordine fu grande: onde il Pallavicino di concerto col duca, ricorse air astuzia di distrarre i cittadini con la discordia, ed avere cosi maggior facilità di compiere il lavoro progettato. Fece adunque per secreti agenti spargere discorsi fra la plebe, con i quali esagerando la di lei povertà e le imposte che la rendevano anche più grave, si cercava di indispettirla contro i nobili, esenti per nuovi ed antichi privilegi quasi da ogni gravezza. Nell'istesso tempo gli incitatori facevano intendere, che ove la plebe avesse avuto ricorso al governatore ducale, avrebbe trovato in lui un saldo sostenitore dei loro reclami, ed un magistrato dispostissimo ad apprezzare la giustizia delle lagnanze popolari. Queste insinuazioni trovando gli animi della plebe già disposti, accesero in essa maravigliosamente il desiderio di essere pareggiata anche per questo lato alla nobiltà: onde il palagio ove risiedeva il governatore, era tutti i giorni ripieno di postulanti i quali richiedevano l'equa distribuzione delle gravezze..
      Il Pallavicino, credendo di avere condotte le cose al punto desiderato, non indugiò più oltre, ed ordinò che si desse mano all'inalzamento del muro. Ma bastò a calmare gli animi irritati della plebe il vedere incominciato il lavoro; l'indignazione cambiando di oggetto si rivolse dalla nobiltà contro il duca ed il suo governatore. Ciò che più dispiaceva ai volgari era la rovina di tante case (1474) e bellissimi palagi che era neccessario atterrare, onde dar luogo alla nuova muraglia; i migliori cittadini, si spaventavano delle dolorose conseguenze che ne sarebbero venute alla libertà ed indipendenza della Repubblica. Nonostante in mezzo alla indignazione ed ai dispiacere universale, nessuno atlentavasi a procedere oltre le parole ed i lamenti, quando Lazzaro D'Oria, il quale stava osservando insieme con molti altri il traciamente delle mura e Io scavamento dei fossi per i fondamenti, non potendosi più contenere, posto mano ad un coltello che si trovava indosso, tagliò la corda che segnava la linea del lavoro intrapreso. Quest' atto fu accolto da uno scopio di applausi dalla moltitudine adunata: i commissari ducali che soprintendevano, per timore che non seguisse di peggio, ordinavano che il
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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