Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
420 storiaForse tutti questi atti di moderazione strappati alla debolezza del carattere di Galeazzo non erano per durare, ed il tempo non era lontano, in cui il rigore dovea succedere ad una clemenza che non era nella sua natura, ma qualunque fossero i di lui progetti, essi furono interrotti dalla morte. La mattina del 26 decembre 1476 nella chiesa di S. Ambrogio a Milano, i pugnali di Girolamo Olgiali, Carlo Visconti ed Andrea Lampugnani, toglievano la vita a Galeazzo Sforza. Da lungo tempo le crudeltà di cui si era reso colpevole, gli eccessi di ogni maniera a cui si abbandonava, l'avevano reso l'oggetto del disprezzo e dell' odio dei suoi sudditi. Ornai nessuna famiglia era più sicura dal disonore : le gentil donne che avevano servito ai suoi piaceri, passavano dai suoi agli amplessi delle guardie e dei servi. Anche gli stessi uccisori, Carlo Visconti e Girolamo Olgiati avean veduta la loro famiglia macchiata dalle ducali libidini; Andrea Lampugnano era stato da lui offeso negl' interessi. Tutti e tre educati alla scuola di Niecola Montano1 e nutriti delle massime repubblicane di questo sviscerato ammiratore -della antica virtù, aveano giuralo di estinguere l'esecrato signore della loro patria.
Speravano che spento il tiranno la libertà sarebbe risorta, e che il popolo avrebbe coadiuvato a questa impresa: quasi che una gente umiliata e prostituita dall'azione corruttrice di due dominazioni, la Viscontea, e la Sforzesca, potesse riassumere 1' antica energia, venula meno da tanto tempo e rinnovellare idee, che la paura, la viltà, la corruzione d'ogni lodato costume, avevano distrutto. Nessuna massima e più vera, che il Governo corrisponde allo stato della società. Giammai nazione degna di esser libera rimase soggetto per lungo tempo; ne un popolo fu oppresso da tiranni, che non fosse incapace di reggersi da per se o in un modo migliore. V' è una eccezione a questa regola che abbiamo posta come generale ; cioè quando una nazione grande si sovrappone ad una piccola, e più che dominarla la soffoca; ma in ogni altra circostanza le pene sono condegne ai meriti ed i lamenti sono figli di una codardia che non sà conservare la libertà nè tollerare la servitù.
Anche nel caso che abbiamo sottocchio il fatto dimostra quanto fonda-damento avessero le speranze concette dai tre giovani congiurati. Lampugnani imbarazzatosi fra le vesti delle donne inginocchiate sul limitare della chiesa, cadde traffitto da un moro scudiere del duca. Poco dopo Carlo Visconti ebbe la stessa sorte; l'Olgiati scoperto nel suo nascondiglio, dopo ave re^.ooQie
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (440/637)
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