Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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mGià parecchi messaggi erano giunti al campo lombardo della piega che pigliavano le cose nella città: finalmente le ultime notizie del completo successo di Carlo Adorno, ed il lento ritirarsi dell' esercito genovese air alture più eminenti di Promontorio, non lasciò più alcun dubbio. Prospero Adorno si trovava ora in una posizione mollo delicata. Venuto con un esercito straniero a sottomettere la patria, non poteva esser veduto di buon occhio dai suoi cittadini, del favore dei qaali d'altronde egli aveva di bisogno, perchè la nuova carica che slava per assumere, avesse uno stabile fondamento. Per non irritarli maggiormente, e fidando nell' attaccamento del suo partito, concertò con i capi dell' esercito, di non introdurre i soldati lombardi, ma di accamparli fuori di città; egli poi seguitato dai suoi fidi entrò in Genova. Fu accolto dalle acclamazioni dei suoi partigiani i quali si aumentavano mirabilmente a proporzione che egli si innoltrava: le grida erano solo di, vivano gli Adorno, vivano gli Spinola giammai fu pronunciato il nome del Duca di Milano.
Prospero Adorno poiché furono sfogate le prime ovazioni, si trasferi a palazzo, ove lesse al consiglio convocato le lettere con le quali il Principe Gian Galeazzo ed i tultori di lui lo nominavano Governatore della Repubblica. Rivoltosi poi agli adunati, dopo avere magnificata la mansuetudine di colui del quale egli era 1' inviato ed il rappresentante, protestò di non esser venuto per recar danno alla patria comune come molti lo accusavano, ma sibbene per tutelare la libertà, ed assicurare la tranquillità.
La moderazione usata da Prospero in questa circostanza, imperocché essendo Governatore della Repubblica, e sostenuto da un esercito forte e vittorioso , quando poteva opprimere agevolmente i suoi nemici e vendicarsene, volle piuttosto accordare un perdono generale a tutti quelli che aveano presa le armi contro P autorità del Duca, non si smenti neppure in appresso. Ai capitoni delle genti Lombarde, in rifacimento delle spese della guerra furono assegnati soltanto sei mila ducati; cosicché i cittadini, i quali si aspettavano di dover pagare molto più, rimasero soddisfattissimi. Ben presto anche le milizie milanesi, siccome quelle che senza lasciarsi andare ad alcuna violenza contro i vinti si erano mantenute in una stretta disciplina, non furono più dal popolo guardate di cattivo occhio. Gli slessi Capitani Lombardi Roberto, Sanseverino, Lodovico ed Ottaviano Sforza, per mostrare fiducia nei sentimenti amichevoli della popolazione, cavalcavano
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (449/637)
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