Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
432 si o n i Acon l'Adorno, come quello che ne avea sposato la sorella. Accrescevano questo stato di mala intelligenza fra le due parti, le secrete insinuazioni della nobiltà, avversa agi' Adorni ed a tutte le famiglie popolari inalzatesi sulla rovina della antica influenza aristocratica, e però mal contenta, del modo con cui erano andati a finire gì' ultimi disordini. Tutti questi motivi decisero finalmente la reggenza di Milano a disfarsi di Prospero, ed assicurarsi in miglior modo dello stalo di Genova.
Dubitando però che in caso di conflitto la guarnigione Lombarda di Li-
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guria non fosse sufficientemente numerosa alla esecuzione di questi progetti, pensarono a rinforzarla.
Furono mandati pertanto alla volta del Genovesato due mila uomini, sotto il pretesto di spedirli in Corsica, per reprimere ivi un moto suscitato da Tommasino Fregoso. Però al momento della esecuzione, i reggitori di Milano, o che fossero spaventati dal pensiero di risuscitare commozioni le quali era incerto come sarebbero andate a finire, o che credessero Prospero non abbastanza reo per esser cacciato, e se non troppo forti per cacciarlo, donarono alle truppe spedite la loro primitiva destinazione, e con una squadra di quattro galere ed altri piccoli navigli, sotto il comando di Ambrogio Langasco le inviarono nell' isola.
Quivi da qualche tempo l'autorità dei governatori lombardi era andata declinando del continuo, ed ora minacciava di venir meno totalmente. I signori feudali insofferenti d'ogni giogo straniero erano stati i primi a dar l'esempio della insubordinazione. Gli abitatori della terra di Comune, non avendo tardato ad imitarli; riposti e in vigore i loro ordinamenti democratici, e creato un luogotenente o governatore indigeno, non erano dipendenti che di nome dai governatori milanesi, l'autorità dei quali si era negli ultimi tempi limitata alla esazione di tributi scarsi e le più volte riscossi con la forza delle armi. In questo mezzo Tommasino Fregoso, il qual nato di madre corsa e avendo risieduto a lungo nell'Isola, conosceva l'indole dei suoi abitatori e ne era amato, partendo con trecento soldati da Talamone, era disceso in Corsica ed occupata la importante terra di Biguglia, attenderà ivi a procacciarsi grazia presso gli isolani e ad allargare la sua influenza. La buona fortuna di Tommasino fu di corta durata. Assediato in Biguglia dove non avea ancora avuto tempo di fortificarsi, dovè cedere nello spazio di pochi giorni al Langasco, il quale ne accettò la resa, a condizione che si dovesse trasferire a Milano e fermare ivi la sua residenza.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (452/637)
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