Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
DI GENOVA 445
di essere i primi a dare la scalala alle mura di Otranto; rimproverò l'avarizia del Duca di Calabria che avea negato ad essi, di lui generosi e disinteressati ausiliarii, ducento scudi d'oro statigli richiesti in prestito onde acquistare farine di cui si trovavano allora in estremo bisogno, e che nemmeno la minima parte della ricca preda, specialmente in artiglierie, fatta in Otranto , avesse assegnato ai Genovesi statigli così fredeli compagni nei pericoli e parte principale nella buona riuscita dell' impresa. Concludeva lo Stella facendo osservare; che essendo allora ai 3 di Ottobre, la stagione era troppo tarda e Yolona troppo bene fortificata, perchè si potesse sperare di impadronirsene con quella facilità che i Napoletani si davano a credere.
Dopo questa diceria, Sisto IV quantunque proponesse di dare le gemme del suo triregno e l'oro e l'argento che serviva alla sua tavola per sopperire alle presenti strettezze, più a modo di consiglio che di comando pregò il Fregoso a, condiscendere. Ma Paolo stette fermo in sul negare, ed accomiatatosi con i suoi capitani,. risali sulle navi e si indirizzò versp Genova. Gli altri collegati avuta la notizia della partenza dei Genovesi, ne imitarono anch'essi l'esempio, e 1' armata si disciolse.
Nonostante, questa spedizione aveva risuscitato in Genova un gran fervore contro i Mussulmani. Le prediche di un fra Domenico di Ponza minore osservante, accendevano soprattulto gli spiriti; le donne erano in special modo infervorate, e contribuirono volentieri denari per ordinare una flotta la quale dovea andare Dell' Arcipelago a ricuperare l'isola di Metellino e la città di Foglie Vecchie. Fu a questo oggetto dato l'incarico a dodici cittadini di mettere insieme ed armare le navi che doveano servire a questa spedizione, della quale il frate stesso avrebbe preso il comando. Ma passalo quel primo entusiasmo, col raffredarsi degli spiriti venne meno l'idea di questo progetto chimerico, e l'impresa fu totalmente abbandonata.
Intanto Paolo Fregoso , l'ambizione del quale nemmeno la regente dignità . di cardinale avea saputo acquetare, agognando sempre al principato della sua patria che venti anni addietro, nel (1464), era stato costretto a lasciare contro sua voglia, riusciva a cacciare dal dogalo Battista suo nipote e ad occuparlo in sua vece. Ad ottenere questo fine aveva cominciato col fare spargere ingiuriosi romori contro Battista, accusandolo di durezza, diarroganza e di ingiustizia presso i capi più riputati della loro fazione. Per
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metterlo in odio presso la plebe, vi avea fatto circolare voci le quali dicevano
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (465/637)
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