Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      Dopo che il dominio dei Milanesi fu cessato in Liguria, Cecco Simonetta e la reggente, conoscendo, privi di un porto e di una flotta come erano, l'impossibilità di mantenere il possesso della Corsica, aveano fatto rimettere il comando e le fortezze dell' isola a Tommasino Fregoso il quale per alcuni tumulti destati precedentemente in Corsica era stato fatto prigioniero e condotto a Milano. Tommasino essendo nato di madre córsa e stretto in parentela con molle potenti famiglie, da lungo tempo aggognava la posizione che ora la fortuna gli poneva insperatamente in mano ; però non credendosi con le sue proprie forze ed influenze atto a mantenere questa autorità, strinse una alleanza offensiva e difensiva con Gian Paolo di Leca uno dei più potenti baroni dell' Isola. Per confermare le convenzioni politiche con i vincoli della parentela, una figlia di Tommasino sposava Risloruccio figlio di Gian Paolo, mentre una figlia di questo si univa in matrimono con Giano figlio di Tommasino.
      Il carattere irrequieto dei Còrsi e le insolenze di Tommasino avendolo ben presto reso odioso ai suoi sudditi, egli fu obbligato a lasciare l'autorità a suo figlio Giano ((481), il quale poco dopo a cagione dei medesimi difetti e delle stesse disposizioni si ritirava in Liguria, confidando il governo ad un Marcellino Farinola suo luogotenente. L'amministrazione di costui non essendo punto migliore di quella dei suoi signori, dei moti insurrezionali si cominciarono a manifestare specialmente nella terra di Comune. Allora Binuccio di Leca appartenente ad un altro ramo di questa potente famiglia, profittando di questi mali umori, fece offrire il governo dell' isola ad Appiano IV signore di Piombino e discendente di quei Marchesi Malaspina che vi avevano altra volta tenuto dominio.
      Appiano IV avendo accettato, mandò a governar la Corsica Gherardo di Montagnana suo fratello, l'autorità del quale fu riconosciuta dagli isolani in una assemblea generale tenuta nel piano di Lago-Benedetto. Le piazze più forti erano ciò nonostante rimaste in mano dei Fregosi, i quali sul principio tentarono di difendersi contro i nuovi nemici, ma dopo aver perduto Biguglia e S. Fiorenzo, disperando ornai delle proprie risorse, consentirono a cedere per denaro i loro pretesi diritti alla compagnia di S. Giorgio.
      Subentrando nelle ragioni di Tommaso Fregoso la compagnia cercò ancora di guadagnarsi gli appoggi e le amicizie che quello aveva in Corsica, ed un trattato di alleanza offensiva e difensiva fu concluso tra il commissario
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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