Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      452 STORIAdi S. Giorgio, Matteo Fieschi, e Gian Paolo di Leca il quale più per rivalità contro Rinnccio che per simpatia che avesse con i suoi nuovi amici, consenti a questo accordo.
      Il conte Gherardo sprovvisto di forze proprie nè assicurato dal favore delle popolazioni còrse, avea fatto disegno di cedere senza disputarlo il campo a S. Giorgio, ma stimolato da Rinuccio, tenne fermo finché le forze dei due alleati essendo disfatte dal Fieschi e da Gian Paolo, a S. Antonio di Belgodere, Y Appiano ritornò a Piombino. Da quel momento nessuno pensò a far più resistenza al commissario genovese; i baroni si sottomisero e riceverono l'investitura dalla compagnia, che ritornò in questo mpdo un altra volta signora dell'Isola (1483).
      Tommaso Fregoso avea abbandonato con dispiacere e solo indottovi dalla necessità, il dominio sopra la Corsica; opperò appena la sua famiglia fu tornata in potenza, ed al regime temperato di Battista, successe in Genova quello violento e poco scrupoloso del cardinale arcivescovo, Tommaso passando sovra ogni altro rispetto, macchinò di ritorre Y isola a S. Giorgio. Per riuscire più facilmente nei suoi disegni, ricorse nuovamente alla amicizia ed alla parentela di Gian Paolo di Leca, il quale quantunque recentemente alleato della compagnia, considerando esser più utile per esso l'avere un compagno nella autorità, che un padrone, accolse le proposizioni di Tommaso, e per avere un pretesto di romperla con S. Giorgio, chiese alla compagnia l'indennizamento delle spese fatte de esso nella espulsione del conte Gherardo. La compagnia avendo dei sospetti che Tommaso Fregoso fosse mescolato in questo intrigo, si lamentò col doge, che costrìnse il fratello, onde purgarsi di questa accusa, a scrivere una lettera al Leca e distoglierlo dall' inimicizia con S. Giorgio. Tommaso scrisse la lettera che gli era richiesta, ma nell'istesso tempo per il medesimo corriere ne spediva un' altra concepita in un modo tutto affatto diverso dalla prima. Nonostante il •magistrato di S. Giorgio non si lasciò prendere al laccio: il corriere al suo sbarcare in Corsica fu preso; scoperta la trama; e Tommaso arrestato per ordine della compagnia, fu imprigionato nella fortezza di Lerici.
      Allora quel di Leca, poiché il dissimulare più non valeva ricorse alle vie di fatto, e cercò a nome dell' indipendenza della sua patria di sollevare gli isolani alla difesa della propria causa. Al grido di Consulta a cui da molti anni il fiero ed incostante popolo còrso era avvezzo a risponder*,
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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