Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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entrato subito in città il conte di Caiazzo con le truppe milanesi per porre l'assedio alla fortezza, credè bene piuttosto che perder tutto di partécipare anch'egli un poco ai guadagni della venduta libertà della sua patria. Consenti pertanto a deporre l'autorità ducale, a consegnare ai Milanesi Castelletto e le altre fortezze, accettando in ricambio una pensione annua di sei mila ducati per sè, ed una di mille per suo figlio Fregosino da pagarsi dal duca di Milano, finché il papa non avesse fatta a Paolo una provvisione equivalente con benefici ecclesiastici. Era fatta facoltà al cardinale di partire dalla città o rimanervi; purché in questo caso si contentasse dell'attendere alle ingerenze ecclesiastiche impostegli dalla sua dignità di Arcivescovo, senza mescolarsi in alcun modo nelle faccende pubbliche. Ma Paolo non potendosi adattare a fare le parti di umile Levita in quella città che avea sforzosa-mente governata come principe, imbarcati tutti i suoi averi sopra due navi, salpò da Genova nell'Ottobre del 1488 dirigendosi verso Roma. In questa sua ultima dipartenza dalla patria che per un si lungo volger d'anni aveva agitata e insanguinata, parve che la fortuna volesse fare la vendetta che gli uomini non aveano fino allora potuto esercitare contro codesto vecchio ambizioso. Una terribile burrasca sorprese le due navi, una delle quali fu spinta
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attraverso le coste della Corsica dove naufragò con tutto il carico, l'altra sconquassata e disalberata, condusse a fatica il cardinale alla spiaggia di Civitavecchia donde egli recossi a Roma.
Quivi il pontefice Innocenzo era forse altrettanto che Paolo Fregoso scon-, tento del resultato della rivoluzione di Genova. Imperocché il messaggio che i cittadini gli avean mandato nel primo impeto della disperazione, avendo fatto concepire al papa il pensiero che forse i suoi compatriotti fossero disposti ad accordargli il dominio della repubblica, egli avea tosto spedito Niccolò Cybo arcivescovo di Cosenza suo nipote in Liguria, con la missione di trattare la cosa segretamente con lbleto Fieschi nella amicizia dei quale Innocenzo molto si confidava. Ma parve che lbleto avendo trovato benissimo il suo conto nell' assestamento presente delle cose non volesse affrontare il rischio della nuova impresa chimerica che gli era proposta dall' Arcivescovo di Cosenza, onde questi per aver voluto insistere di troppo nella sua missione, essendo stato finalmente scoperto, fu arrestato, e dopo qualche giorno di detenzione rinviato a Roma.
Anche Carlo VIII, in cui di già cominciavano a germogliare ambiziosi pen-
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (481/637)
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