Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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comitiva. Pietro <F Urfé grande scudiero, mandato innanzi da Carlo con i danari che allora si trovava in pronto, era tutto intento ad armare con grande celerilà la flotta, ed a procacciare imprestiti di altri danari; ed era tanto, in alcuni cittadini, il desiderio di salutare un nuovo padrone e di spianare per ciò a quello tutti gli ostacoli, che Antonio Sauli non dubitò in questa occasione di prestare al re, senza alcuna garanzia, la somma, enorme per quei tempi, di novanlacinquemila ducali.
Sul finire di luglio, nel P istesso giorno che il Duca d'Orleans cugino del re entrava in Genova con le genti svizzere, la flotta napoletana giungeva in vista delle coste della Liguria, ed attraversato il golfo della Spezia, si presentava dinanzi a Portovenere con intenzione di impadronirsene. Speravano i Napoletani, e gli esuli Genovesi specialmente, che la cosa sarebbe riuscita facilmente a cagione .dei numerosi partigiani che Ibleto Fieschi aveva in quei contorni ; ma Gian Luigi Fieschi fratello d'Ibleto, essendo rimasto fedele agli Adorni ed ai Milanesi, ed allora irritatissimo contro * Ibleto, mantenne in fede i rivieraschi e gli fé prender 1' armi in difesa di Portovenere dove già era entrato Giacomo Balbi con quattrocento fanti. Ad onta che si vedessero ricevuti ostilmente, là dove i fuorusciti gli avevano fatta sperare una accoglienza ben diversa, i Napoletani vollero tentare di ottenere la terra per forza; e sbarcate alcune squadre di infanteria ed accostate le navi alle mura procedevano ad un doppio assalto. Si difesero quelli di Portovenere con estrema bravura; le donne stesse presero parte al combattimento, aiutando i terrazzani a scagliare e rotolare pietre sulla banda dei nemici sbarcati che si sforzavano di superare i ripari. Questa grande ostinazione fu causa che gli assalitori conoscendo il luogo inespugnabile si ritraessero.
Dalla parte di mare le cose non anddrono diversamente. Montati sopra chiatte e barchette, i Napoletani tentarono di stabilirsi sopra certi scogli che sorgevano vicinissimi alla riva. Ma gli abitanti preveduta la cosa, aveano spalmato di sego le pietre liscie tagliate in forma di scalo per cui si poteva porre piede sopra gli scogli, onde i nemici che tutti armali spiccavano il salto dalle barche, scivolando sopra la lubrica superficie cadevano in mare salutati dalle risa e dagli urli dei difensori eli Portovenere. Federigo, trovando una resistenza cosi accanila, ne vedendo comparire gli aiuti magnificatigli dai fuorusciti, fò ritornare le sue genti sulle navi e dis-smise per allora il pensiero di occupare Portovenere.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (493/637)
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