Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
478 STORIAdisbrigati delle fortezze di Lunigiana, aveva spediti a Genova due ambasciatori, il priocipe di Salerno e Baldassarre Pusterla, onde ordinare a chi non poteva disobbedirgli, e consigliare i cittadini a preparare truppe onde assistere F esercito di Francia in questa impresa ed avere cosi maggior diritto al possesso di Sarzana e di Pietrasanta. Però essendo dopo poco giunta a Genova la notizia della facile occupazione delle due terre, la spedizione fu sospesa, ed invece furon mandati ambasciatori a Firenze, dove l'intrepidezza di Pier Capponi aveva allora frenata la baldanza di Carlo Vili. Questi, combattuto tra le pretese dei Fiorentini e quelle dei Genovesi, non volendo da un lato rompere Y accordo di fresco concluso con i primi, nè disgustare Lodovico il Moro che difendeva scopertamente le ragioni dei suoi sudditi liguri, se ne cavò per allora in quel modo che avea adottato dopo la sua discesa in Italia quando era stretto da simili circostanze. Dichiarò cbe pel momento le cose stassero ferme ; al ritorno dalla conquista del regno, arbitri eletti ed approvati da amendue le parti avrebbero decisa la questione. Questa misura presa per contentare tutti, non contentò alcuno eome suole accadere: Lodovico il quale per gli eminenti servigi resi a Carlo in questa sua spedizione d'Italia credeva cbe il re in un affare di si piccola entità gli si sarebbe mostrato riconoscente col deferire ad i suoi desideri, si accorse allora quale e quanta sia la gratitudine dei forti verso i deboli, e cominciò fino da quel momento ad allontanare la sua dalla politica degli oltramontani.
Questi proseguivano intanto rapidamente la loro facile conquista. Assicurato della Toscana, il monarca francese marciò direttamente su Roma. Papa Alessandro sbigottito dal pericolo che correva, e temendo di esser deposto dal pontificato che avea acquistato con si brutte arti, dopo molto tergiversare, si staccava anche egli dai suoi alleati di Napoli e si accordava coi Francesi. Restavano cosi gli Aragonesi abbandonali alle loro sole forze, oontro un nemico che la prosperità rendeva ogni dì più baldanzoso.
La posizione era resa anche più perigliosa e quasi disperata da altre disgraziate circostanze. Imperocché P esercito costretto a ritirarsi del continuo dinanzi al nemico dalla Lombardia fino ai confini del regno, era disanimato; le popolazioni atterrite dalla fama della ferocia oltramontana. La carnificina ed il sacco sofferti da Monte Fortino e Monte S>. Giovanni, due castelli della campagna di Roma che aveano osalo resistere, giustificavano ed
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (498/637)
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