Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      aumentavano smisuratamente questi timori. Su i baroni del regno, alcuni mantenutisi sempre di parte Angioina, tutti gli altri manomessi da Alfonso II e da suo padre Ferdinando I* non vi era da fare alcuno assegnamento. So* praffalto da questi timori e dai rimorsi, Alfonso, sapendosi odiatissimo, il 23 gennaio 1495, abdicava io favore di suo figlio Ferdinando, come estrema risorsa di salute. Ma era troppo tardi: Ferdinando II quantunque principe leale e soldato valoroso non potè ritardare la catastrofe.
      Da S. Germano, fortissima posizione che le sue truppe aveano abbandonata in disordine al primo comparire dei Francesi, si ritirò a Capua, la seconda città del Regno per importanza, e la prima come posizione strategica. Costretto ad assentarsi per poco tempo da Capua per andare a Napoli a sedare una sollevazione, al suo ritorno i cittadini levati a rumore negarono di aprirgli le porte; Fesercito si era disperso. Gli restavano solamente alcune bande di Tedeschi ; ma dubitando della loro fede, nè essendo sufficientemente numerosi per difenderlo, fortificati i castelli di Napoli, si rifugiò nelF Isola d'Ischia, confidando che la fortuna la quale Io aveva con tanta rapidità prostrato, non avrebbe tardato a rilevarlo. Il giorno dopo, 22 febbraio 1495, Carlo VIII alla testa dell'esercito francese entrava in Napoli.
      Quando nell' anno precedente il re era passato in Toscana, la sua venuta era stata cagione di -un grande rivolgimento in una città altra volta floridissima di questa contrada. Pisa, prostrata dalla lotta mortale sostenuta per tanto tempo contro i Genovesi, avea finalmente perduta la sua libertà ed era caduta in potere dei Fiorentini, i quali tanto più aveano aggravala la mano su di essa, quanto più F aveano trovata recalcitrante alla servitù. Smaniosi di ricuperare la propria indipendenza, i Pisani, aveano chiesto l'aiuto e la protezione di Carlo Vili, che dimenticando le promesse fatte a Piero dei Medici, più per debolezza che per generosità, l'aveva loro accordata. Così solto gli occhi stessi dell' esercito francese, Pisa insorse e cacciata la guarnigione fiorentina ristabilì un reggimento proprio.
      Lodovico il Moro non era stato estraneo a questa rivoluzione, siccome quello che rammentandosi della signoria di questa città ottenuta da Giovanni Galeazzo Visconti primo duca di Milano, sperava di ricuperare un possesso ottenuto da un suo predecessore e di tenerlo tanto più facilmente, quanto migliore agio gliene davano il dominio di Genova e della Luni-giana. Galeazzo Sanseverino, fidatissimo capitano del Moro e suo rappresen-
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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