Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      480 s t 0 11 1 Atante nell' esercito oltramontano, era slato a questo oggetto istigatore presso i Pisani, e consigliatore presso Carlo Vili. I Fiorentini dal loro canto nel trattato posteriore concluso a Firenze con Carlo VIII, nel quale gli era loro garantito il possesso di Pisa, lasciarono per qualche tempo che questa godesse della sua effimera libertą, ma vedendo che il re era troppo preoccupato a Napoli per poter pensare agli obblighi contralti in Toscana, risolsero di farsi ragione da se stessi e mandarono un esercito nel territorio di Pisa che perde molti dei suoi principali castelli. Allora i Pisani conoscendosi inabili a resistere da sč, chiesero aiuto ai Sanesi, ai Lucchesi, ed al duca di Milano. I due primi popoli, nemici sempre ed astiosi dei Fiorentini, mandarono dei soccorsi, ma deboli come i municipii da cui venivano; il duca di Milano non volendo nņ compromettersi col re nč coi Fiorentini, rimandņ gli ambasciatori ai Genovesi, ai quali 1' alto dominio conferito al duca non toglieva il potere di regolarsi liberamente in simili circostanze.
      Sapeva il Moro che i Genovesi avrebbero tanto pił facilmente presi a sostenere i Pisani, in quanto che oltre la perdita non mai dimenticala di Livorno, essi avessero a lamentare l'usurpazione recente di Sarzana e di Pietrasanta.
      Pertanto una . ambasceria pisana essendosi presentata innanzi al senato genovese, uno degli ambasciatori con supplici espressioni prendeva la pa- . rola onde eccitare la pietą degli antichi rivali della sua patria. Si lamentava dell' altero e crudele governo dei Fiorentini sopra la soggetta cittą. Aggravati esiremamente i dazi, esclusi i cittadini da ogni pubblico ufficio, trascurati i lavori idraulici, e lo scolo dei fossi nelle campagne circostanti, onde terreni ubertosissimi erano ora convertiti in paludi; l'aria infetta ed i putridi miasmi distruggere non solamente i corpi, ma spiegare ancora la loro desolante attivitą su i palagi e gli stessi monumenti inalzati dai loro avi. La mercatura, gli estesi traffichi, 1' esercizio stesso delle arti della seta e della lana, onde per Taddietro ogni cittą dell' Europa, dell'Asia e dell'Affrica, formicolavano di merci e di negozianti pisani, essere o incagliate a disegno, o totalmente proibite. « Volesse Dio (esclamava l'oratore) che noi, o padri, « potessimo porvi davanti agli occhi quelle cose che ora ci sforziamo di « mostrarvi con parole; volesse Dio che voi vedeste la squallidezza della « misera cittą e i volti dei Pisani rappresentanti l'imagine della morte; f voi vi movereste certamente a compassione delle nostre miserie. » Averli
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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