Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      486 STORIArisposto all'Araldo; esser grati i Genovesi alla benevolenza dimostrata dal re verso la loro Repubblica; mandasse pure a sua posta gli ambasciatori, essi gli avrebbero accolti con quella riverenza dovuta ai messaggi di un si gran monarca, purché la comitiva della ambasceria non oltrepassasse le cinquanta persone, né tra queste si trovasse alcun Genovese.
      Ad onta di queste proteste pacifiche con le quali si tentava di addormentare la loro vigilanza, i reggitori genovesi non si lasciarono pigliare alle lusinghe > tanto più che le ostilità incominciate subito dopo da Anton Maria Fieschi con 1' occupazione della terra di Trebbiano non dava più luogo a dubitare sulle vere intenzioni dei Francesi e dei fuorusciti. Così passato il primo terrore prodotto dalla notizia deir avvicinarsi dell' esercito, e vinta dagli Adorni la esitazione che i paurosi consigli di chi magnificava la potenza del re e la minaccia dei partiti avversi, loro insinuavano, si mise mano ai provvedimenti della resistenza e della difesa.
      Gli Spinola, forse per odio della rivale potenza dei Fieschi, sovvennero cosi calorosamente agli Adorni in questa circostanza con le ricchezze che avevano larghissime, con le aderenze e coi vassalli, che per gli sforzi riuniti di amendue queste famiglie, meglio che diecimila uomini furono messi insieme alla tutela della città. Nessuna misura atta ad assicurare lo Stato era trascurata; i luoghi più deboli rafforzati; disposte le sentinelle ai loro luoghi; i corpi di guardia inspezionati del continuo come se i nemici fossero alle porte. Perché i nemici non trovassero cosi aperta e spedita la via da percorrere furon mandati nella riviera di Levante a porre le guardie nei luoghi men difficilmente tenibili, cinquecento fanti sotto la condotta di Bernardino Adorno e di Giuliano de Magnerri.
      Tutti questi provvedimenti erano mirabilmente aiutali dall' attività prudente, energica, instancabile, del commissario ducale Corradolo Stanga, il quale spendendo in questa occasione la benevolenza e la fiducia che le sue distinte qualità gli aveano procacciato universalmente tra i cittadini, non trascurava uè le cose grandi né le piccole, ma con i consigli e con le opere e più di tutto col mostrarsi sicuro da ogni timore metteva cuore anche ai meno animosi.
      Oltre a ciò Lodovico il Moro avendo perduto di fresco Novara dove era entrato per segrete intelligenze il duca d'Orleans, ed essendo perciò venuto in grandissimo timore per Genova, di cui conosceva gli umori vari ed
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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