Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
498 S T O A I Astala aiutata dalle parti, questa volta essa si era imposta da sè quasi soc-ceditrice nei diritti di un altro. Differenza notabile : perchè nel primo case la fazione che chiamava gli estranei conservava in parte il potere e eoa esso rautonomia della Repubblica; di più, neir istesso modo che ama introdotti gli estranei cosi poteva cacciarli, mentre ora i nuovi signori neo avendo obblighi ad alcuno, avevano il diritto di tenere in freno ed oppri» mere tutli egualmente.
Neil' istesso tempo la compagnia di S. Giorgio, la quale per la forma tutta particolare della sua costituzione si serbava ferma ed illesa fra le mutazioni continue che logoravano le forze e l'indipendenza deHa Repubblica, comprimeva un altro moto suscitato in Corsica da Gian Paolo di Leo. Dopo che questo indomito barone era stato costretto dieci anni avanti a rifugiarsi in Sardegna, la compagnia aveva mandato a governare l'isola ed a comandare le milizie Ambrogio di Negro. Costui, bravo soldato ed accorto politico, accarezzando coloro che erano disposti ad ubbidire, e spaventando con le punizioni severe e non di rado sanguinose i recalcitranti, aveva in breve tempo consolidata l'autorità di S. Giorgio. Nel breve periodo della tranquillità procacciata da queste misure, una nuova città, Aiaccio, destinata ad essere in futuro la capitale della Corsica, era sorta vicino all'antica, quando Gian Paolo di Leca noiato dello stare in Sardegna e risolato a correre qualunque rischio per riavere la patria ed il potere, sbarcava coi appena otto compagni sulle sponde native. Dopo essersi riconciliato con oa suo antico avversario, Guidicello di Casamaccioli, non fu difficile ad Leca il raccogliere un esercito in uo paese cosi propenso ad affezionarsi ai stoi capi. Ma Gian Paolo avendo trascurato una occasione che se gli offerse di combattere e di vincere al Ponte di Lecce, dove gli era sopravvenoto il generale genovese di Negri debole di forze ed alla sprovvista, si vide a poco a poco abbandonato dalla maggior parte delle sue genti vaghe di menar le mani, ma insofferenti dell'attendere. Perseguitato allora accani* tornente dai nemici, il Leca fu raggiunto ad Antisanti dove subì m completa sconfitta. Dopo questo disastro il barone còrso ripigliava di nuovo la trista via dell'esilio. Ambrogio di Negro fu riguardato a Genova corno il salvatore della Corsica. La Compagnia di S. Giorgio, volendo dare attestato di gratitudine al suo generale, gli fece inalzare una statua nello stesso palazzo della banca, e gli assegnò una rilevante pensione vitalìzia sopra le rendite proprie,
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (518/637)
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