Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
510 • STO HI Aaadavan dicendo che le compagnie dei battuti passavano. Bastò questa scintilla ad eccitare la furia popolare: si avventarono ai motteggiatori; Visconte Doria pacifico ed onesto cittadino fu tracidato ; Agostino Doria con alquanti nobili, malconci di molte ferite. Accorreva, appena ebbe avviso del romore, Gian Luigi Fieschi, scendendo dalla Inviolata dove erano le sue case con una schiera di seguaci. Le cose Minacciavano di farsi ad ogni istante più serie; se non che compariva di subilo in mezzo alla moltitudine pronta a venire alle mani, il luogotenente regio solo ed armato di un bastone come a simbolo di comando. Riuscì pertanto il Roccabertino ad evitare lo spargimento del sangue, e col promettere che il giorno venturo sarebbe fatta ragioni alle domande popolari, ottenne che V adunamento si disciogliesse.
Era veramente il Roccabertino risoluto di condiscendere alle richieste dei popolani avanti che seguisse di peggio: imperocché avendo veduto che l'agitazione era andata ogni di più rinforzando, dubitava che non avesse ad andare a finire più olire di quello che s* sarebbe potuto supporre. Infatti il giorno appresso fu intimato un consiglio di tutti i cittadini. I nobili vi si fecero vedere in poco numero. Fu stabilito in questa radunanza che i popolani avrebbero i due terzi degli uffici, e subito si dette mano ad applicare la legge, rinnovando il consiglio degli Anziani e gli altri uffici a tenore della nuova costituzione. Fu crealo nell' istesso tempo un nuovo magistrato di dodici riformatori incaricati di provvedere alle urgenze della circostanza. Si oppose ostinatamente alla approvazione di questa riforma Gian Luigi Fieschi; ma poiché la vide sanzionata, uscì dispettoso dalla città, ed andò prima nella sua villa di Quarto, poscia a Montoggio.
Credevano i più che, col nuovo ripartimento delle cariche, essendo tolta via la cagione del malcontento, gli animi si sarebbero quietati; ma non fu cosi : perchè la plebe, la quale avea sperato molto più da questi moti, tre giorni dopo la sanzione del decreto, si rilevava in armi più minacciosa, e questa volta, facendosi giustizia alla sua maniera, andava a saccheggiare le case dei nobili. Costoro spaventali fuggirono di città.
Intanto i riformatori ed il Roccabertino avevano scritto al re una relazione degli avvenimenti, cercando di attenuarne il valore : ma perchè si sapeva che i nobili aveano mandata direttamente una ambasceria in Francia, i popolani mandarono anch'essi Niccolò Oderico, dottor di legge, affinchè gli difendesse dalleaccuse dei loro avversarli. Il re rimase più che mediocre*
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (532/637)
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