Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      DI GENOVA 515 .
      Giulio II per concordarsi intorno alla guerra che meditavano contro Venezia, si era deciso di porsi egli slesso alla testa delle truppe destinate a ridurre Genova a dovere. Lo istigavano caldamente a questa mossa gli ambasciatori della nobiltā, nč le proteste e le discolpe dell' Oderigo ornai erano pių ascoltate (1507).
      Intanto che l'esercito si andava apparecchiando, il signore di Chaumont ed il comandante di Castelletto ebbero ordine di trattare i Genovesi da nemici. Il primo cominciava le ostilitā con l'impedire F importazione del grano dalla Lombardia in Liguria; il secondo, mentre in un giorno festivo gran numero di cittadini si era radunato ad ascoltar la messa nella chiesa di S. Francesco vicina a Castelletto, aveva occupate le porte, e permessa solamente F uscita alle donne ed ai gentiluomini, avea fatti prigionieri tutti gli altri e costrettili a riscattarsi per la somma di diecimila scudi d' oro. Poscia con le artiglierie della fortezza e con i mortai, si dič a fulminare la cittā affondando molte navi che sorgevano nel porto, e seguitando cosi interrot-tamente per diversi giorni.
      Neil' istesso tempo il Roccabertino abbandonava la cittā; i soldati Francesi di guardia al palazzo si ritiravano in Castelletto, Ivone d'Allegro, con le genti fornitegli dal luogotenente regio in Lombardia, e tremila fanti assoldati dalla nobiltā, costringeva il Tarlatino e le Cappelle ad abbandonare F assedio di Monaco e ritirarsi a Ventimiglia.
      Questi avvenimenti non intimidirono perō la plebe ed i tribuni, ai quali pareva ornai di essere proceduti troppo oltre per tirarsi indietro e sperare perdono; ma avevano messa la febbre addosso agli ottimati popolani che per la ostinazione del popolo minuto si vedevano cosi straordinariamente compromessi. Temevano non pure di perdere gli uffici, ma di pagar le pene per tutti; d'altronde essendo ricchi avevano molte cose da perdere, mentre la plebe non ne aveva alcuna. Dopo avere adunque vanamente tentato con le preghiere e con i consigli di quietare la moltitudine e fare rientrare in cervello i tribuni, cercavano in altro modo di placare F ira del re. Mandarono ambasciatori allo Chaumont perchč sospendesse 1' ostilitā ; altri ne spedirono al papa ed a Massimiliano, per impegnarli ad interessarsi come mediatori tra essi ed il re. Queste ambascerie ebbero esito diverso: quella mandala allo Chaumont giunta ai confini non Tu lasciata passare. Il papa e Massimiliano mostrarono tovece di pigliarsi grandemente a cuore gli inte-
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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