Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
518 stori apare una gola per cui dovea passare l' esercito francese, una compagnia di seicento fanti. Essendo il luogo stretto e facilmente difendibile da pochi incontro a molti, avrebbero potuto i fanti genovesi, se avessero tenuto fermo, arrestare per lungo tempo i nemici e cagionar loro molti danni; ma assaliti da panico terrore, come suole avvenire nelle milizie nuove ed indisciplinate , al primo comparire dei Francesi, 26 aprile 1507, senza fare alcuna resistenza si misero vergognosamente in fuga, nò si arrestarono prima di esser giunti entro le mura di Genova. Una grande e varia moltitudine di contadini e montanari della Polcevera, i quali, ben diretti avrebbero potuto tribolare 1' esercito invasore nella sua marcia, tennero dietro con le loro masserizie più care ai fuggitivi, ed entrarono quasi insieme con essi nella citty. Questa fuga e lo spettacolo della miserabile turba che si spandeva desolata per le vie e per le piazze empirono tutto di confusione e di terrore.
Some se già i Francesi fossero alle porle, i tribuni facevano barricare le strade, le case fornivano d'armi e d'armati ; ricoveravano i polceveraschi nelle deserte abitazioni dei nobili. Dappertutto era un trepidare, un affannoso dimandar consigli, un frettoloso nascondere delle robe più preziose nelle case altrui, quasi fossero più sicure delle proprie. In mezzo a questo rimescolamento, Paolo da Novi era giunto finalmente a mettere insieme un nucleo di milizie, per contrapporle dalla banda occidentale all'esercito francese che si avvicinava. Comandava queste genti, in numero di ottomila, Jacopo Còrso, capitano di qualche riputazione e luogotenente di Tarlatino, che essendo rimasto tagliato fuori nella riviera di ponente, non era al maggior uopo potuto venire in soccorso della città. Essendo Jacopo Còrso uscito con queste genti, andò ad occupare l'altura di Belvedere al di sopra del castello nuovamente fabbricato sul promontorio della Lanterna. Ma poiché l'esercito francese, sotto la condotta del marchese di Mantova, del re stesso, e del signor di Chan-mont, salita l'erta, ebbe occupato Rivarolo, una parte delle genti genovesi per coprire meglio il castello e la ritirata in città in caso di sinistro, scesero più basso vicino alla forlezza ed aspettarono di essere attaccate. Il Chaumont, credendo di sloggiare facilmente da questa posizione, milizie che dai fuoruscili gli erano state dipinte come inette e vilissime, mandava una eletta schiera dei suoi con alquanti della nobiltà ad attaccare i Genovesi. Si difesero nonostante questi francamente per lungo spazio. Favoriti dal sito
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (540/637)
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