Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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STORIACerto, se il valore solo bastasse a vincere una battaglia, quello della plebe genovese in quel giorno fu tanto da meritare il trionfo e la liberazione della patria; ma era destinato che tanti sforzi generosi tornassero vani, e chead un coraggio disperato prevalesse la ferma disciplina dei soldati di Francia. Prove della ferocia dell'assalto dato agli alloggiamenti nemici, furono l'essere rimasto il re per tutto il tempo che durò il combattimento, a cavallo in mezzo al suo corpo di riserva, pronto ad accorrere in soccorso dei suoi quando il bisogno lo avesse richiesto, ed il non avere i Francesi osato di perseguitare i popolani nella loro ritirata.
Dopo T esito infelice di questo ultimo combattimento, non rimanendo ornai altra speranza di far resistenza, mentre gli anziani rimandavano al re gliambasciatori stessi per arrenderglisi a discrezione, i più compromessi fra il popolo, i tribuni ed il doge, si apparecchiarono ad abbandonare la ciltà. Paolo da Novi, il solo forse, fra tutti quelli che presero parte a questi movimenti, che avesse agito con disinteressato patriotlismo, radunati avanti di partire intorno a se coloro che gli eran più fidi, con l' animo esulcerato dall'ambascia, dopo avere lamentato le presenti sventure della patria, ed attribuitane la causa agli ottimali popolani, i quali solo per ambizione e per odio contro la nobiltà essendosi mossi a fare questa rivoluzione, avevano poi abbandonata la plebe nell' ora del pericolo e lasciata solo ad essa la cura di salvare Y indipendenza della Repubblica, si indirizzava con molti altri alla volta di Pisa.
(ntanto, l'abbattimento ed il terrore regnavano nella città. Si temeva che il re non avesse a dare qualche terribile esempio di punizione. La notte che successe alla resa ed «alla partenza di Paolo le strade formicolavano di una moltitudine atterrita e sgomenta; i templi erano aperti e dentro una continua processione di fanciulli e giovinette vestite di bianco supplicanti agli altari la salute della patria.
Entrava prima di tutti lo Chaumont con una banda di soldati nel Castelletto e di li nella città ordinando che si depositassero nella fortezza tutte le armi. Il giorno venturo, fatte prima occupare tutte le porte dai soldati francesi e tenuti fuori gli Svizzeri perchè non dassero il sacco, si indirizzava il re stesso verso la ciltà. Lo incontravano fuori delle porte i magi-
strati: gittatisi in ginocchio dimandavano perdono: Stefano Giustiniano, incaricato di parlare, dimostrava le passate agitazioni più generate dalla fortuna
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (542/637)
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