Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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STORIAgli Affricani ebbero agio, di riaversi dalla sorpresa e raccolti in gran numero assaltarono ferocemente i cristiani e gli costrinsero a ridarsi alle navi senza neppure dar loro il tempo non che di tirarsi dietro i navigli predati, di abbruciarli, come era loro intenzione. Dopo questa impresa che aveva avuto un'esito cosi diverso dal suo principio, la flotta dei collegati non potendo più trattenersi sulle coste di Biserta a cagione della furia del vento, predati alcuni navigli nemici nelle acque di Tunisi ed all' isola di Gerbi. senza tentare alcuna altra cosa si ridusse nel porto di Genova.
Il successo di questa spedizione, oltre al non aver reso ai rapaci abitatori delle coste di Barberia grandi danni, non era stato tale da incuter loro gran timore di coloro che eran venuti a combatterli, ne' quindi da raffrenare le loro piraterie. Laonde le incursioni barbaresche seguitarono ad infestare il mare, e la Repubblica, per reprimere le piraterie di un Cedoli famoso corsaro il quale con un'armata forte di una ventina di vele si era reso il terrore dei naviganti, due anni dopo l'attacco di Biserta, si vide costretta ad apparecchiare un altra flotta di sei galere delle quali fu dato il comando al più abile capitano marittimo che avessero allora i Genovesi, ad Andrea Doria.
Andrea passava allora i cinquanta anni, e la miglior parte della vita avea spesa nelle armi servendo successivamente ad Innocenzo Vili, ad Alfonso II di Napoli, a Giovanni della Rovere duca di Urbino, il figlio del quale, Francesco della Rovere, avea difeso con paterno amore in qualità di tutore contro l'astuta crudeltà di Cesare Borgia; poscia rientrato in patria sotto il dogato di Giano Fregoso, era rimasto sempre attaccato alla fortuna di questa famiglia, ottenendo il capitanato delle quattro galere mantenute costantemente dalla Repubblica in attività di servizio alla guardia del porlo.
Uscito al mare con le sei galere, Andrea si incontrava nella squadra Barberesca nelle acque dell' isola d'Elba, all'altura del capo S. Andrea, il Aprile 1519. L'armata nemica forte d'una galera, tre galeotte e cinquei
foste, navigando a fil di vento si approssimava rapidamente; per il che Andrea, non volendo che alla inferiorità delle forze si aggiungesse lo svantaggio della posizione, ed anche per non trovarsi addosso tutte insieme le navi Barberesche, fingendo di fuggir loro dinanzi, riusci a passare a sopravvento. Conobbero i nemici l'astuzia e si arrestarono, ma il Doria di perseguito divenuto ora persecutore, essendo risoluto di venire in quel giorno\
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (566/637)
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