Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      più facile il riscattare la persona del re e salvare l'onore e l'integrità della nazione con le armi che con le negoziazioni. Tentarono anche di indurre nel loro partito il marchese di Pescara generale delle forze imperiali in Italia, col promettergli la corona di Napoli. Sennonché il Pescara, dopo aver per un pezzo ondeggiato nel dubbio se dovesse tradire il suo padrone o la sua patria adottiva, si decideva a sacrificare gli interessi della Penisola a quelli dell'imperatore, e denunziava a questo il progetto, della lega. Il trattato concluso il 14 Gennaio 1526 a Madrid, fra Carlo V ed il re cavaliere , il quale comprava la sua libertà a prezzo dell' onore della Francia e degli interessi dell'Italia, sconcertò per un momento i disegni dei collegati; ma il desiderio appalesato quasi subito da Francesco, di non tenere i patti, e di vendicarsi dell'ingeneroso procedere dell'imperatore, fecero nuovamente risorgere le speranze.
      Infatti, il 22 maggio dello stesso anno, il monarca francese sottoscrisse un trattato di alleanza con Clemente VII, Francesco Sforza ed i Veneziani, allo scopo di ottenere la liberazione dei suoi figli rimasti ostaggi in Ispa-gna, rendere il ducato di Milano allo Sforza, la contea d'Asti e la signoria di Genova alla Francia.
      Con questa alleanza si obbligava il re a mandare un esercito in Italia per congiungerlo a quello cbei collegati stavano apparecchiando; nell'istesso tempo questi dovevano ragunare una flotta composta di galere pontificie e veneziane, con cui attaccare il regno di Napoli e mutare lo stato di Genova. 11 re stesso avrebbe equipaggiata una flotta e cooperato con la squadra della lega a questa impresa. Cacciati gli Adorni, il governo della Repubblica doveva essere affidato a Federigo Fregoso arcivescovo di Salerno.
      Avanti di intraprendere alcuna cosa era però stato fatto intendere ad An-toniotto, che ove si fosse voluto accostare alla lega e favorirne i disegni gli sarebbe stato lasciato il governo della Repubblica; ma l'Adorno non avendo fiducia in queste promesse che erano stale fatte anche ai suoi antagonisti, e rinfrancato dall'arrivo del duca di Borbone, che venuto di Spagna con quattro navi avea rinforzata la guarnigione spagnuola della città, non diè retta alle proposizioni dei collegati e stette fermo nella fede all'imperatore.
      Il rifiuto di Antoniottò e l'arrivo del Borbone, fecero accelerare i prepa-rativi marittimi dei collegati, per il timore di esser prevenuti dalla flotta spagnuola che si stava armando a Cartagena affine di mandar troppe in Italia. Di queste bisognava ad ogni modo impedire lo sbarco.
     
     


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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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