Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

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      vecchia era andato anch'esso a raggiungere la flotta del Valdimonte, ed aveva attivamente cooperato alla occupazione di molte città e castella marittime della riviera di Napoli. Poi, avendo Clemente VII, addormentato dalle traditrici lusinghe imperiali, acconsentito ad una tregua, licenziato l'eser* cito e ritirata la flotta, il capitano genovese si era ricondotto a Civitavecchia. Udita la nuova, sul cominciare di maggio, dell'avvicinarsi a Roma dell'esercito spagnuolo e tedesco capitanalo dal duca di Borbone, avea invano tentato di fare entrare nella capitale della cristianità minacciata, un corpo di truppe sotto gli ordini di Filippino d'Oria. Le genti del Borbone ne lo impedirono. Roma cadde. È noto a tutti il sacco orribile che ne fu la conseguenza. I tempi dei Goti e dei Vandali non vider giammai nulla di simile. L' immaginazione rifugge al pensiero di una depredazione durata otto mesi.
      Andrea, conoscendo di non poter essere più di alcuna utilità al pontefice chiuso in Castel sant'Angelo, ottenutone prima il permesso, accettò i riofferti stipendii di Francia e la carica di ammiraglio in capo della flotta del Mediterraneo.
      Intanto, Francesco I ed Arrigo Vili d'Inghilterra, commossi dalla sventura del pontefice, ed atterriti dal crescere gigantesco della potenza di Carlo V, aveano concluso un trattato fra di loro e dichiarata la guerra all' imperatore. Nel mese di giugno il Lautrec, nominato generale dell' esercito destinato a questa nuova spedizione, veniva in Italia a porsi alla testa delle truppe che facevan la massa noli' Astigiano.
      Neil' istesso tempo Andrea Doria, partito da Marsiglia con diciassette galere, ritornava nuovamente nella marina ligustica al blocco di Genova. Dovevano coadiuvarlo altro navi francesi che si stavano armando ed una squadra veneziana; ma il Doria desiderando di aver solo 1' onore di questa impresa, era risoluto di impegnarvi tutta la sua attività, onde compierla avanti che gli giungessero soccorsi.
      Genova versava intanto in peggiori condizioni di prima. Durava la mancanza di vettovaglie, ed ogni di, a cagione della vigilanza del Doria andava crescendo. A questo flagello aggiungevasi la pestilenza la quale sempre più andava seminando le sue stragi nella città. Il Doge Antoniotto pigliava dal suo canto, i provvedimenti più acconci a schivare quella tempesta: mandava legni sottili a caricar grano nelle marine di Puglia e di Calabria;
     
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

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