Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini

Pagina (623/637)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

      di genova 599
      ed Andrea Doria dominava a sua posta r aristocrazia. A questo si ridueeva la tanto magnificata Unione e la riforma governativa del millecinquecento-ventotto, a questo modo si credeva di avere raffermate le basi dello statoe ravviata la Repubblica a più gloriosi destini; con la tutela di casta all' interno ed all' esterno con la tutela imperiale ! I vizi che offendevano la nuova costituzione però, ai più, abbarbagliati dalle parole e dalle apparenze, non davano negli occhi; e d'altra parte, coloro che non si appagavano solo del lustro esterno delle cose, stanchi delle agitazioni passate si accomodavano volontieri a godere un po' di tranquillità.
      Solo due cose interrompevano e disturbavano nonostante questa insolita quiete; le incursioni dei corsari, ed una oscura minaccia dalla parte di Francia. Infatti il re, solo per riavere i figliuoli si era accomodato alla pace di Cambrai, ma, ottenuto P intento, non poteva pensare senza dolore e senza desiderio di vendicarsi, alle sconfitte dei suoi eserciti, alla Lombardia ed al Regno di Napoli perduti, dopo lo spreco di tanti danari e la inutile effusione del miglior sangue di Francia. Però, non appena il terrore della riforma e quello più grande delle armi di Solimano obbligarono Carlo Y a lasciare l'Italia e passare in Germania, il re Francesco intavolava segrete pratiche con Clemente VII, nel quale il timore della potenza di Cesare prevaleva alla gratitudine dei benefici ricevuti da quello.
      Neppure la inopinata cacciata dei Francesi da Genova e la mutazione del Doria, erano siali dimenticati dal re. Ad onta dei recenti trattati con P imperatore, egli riguardava i di lui protetti Liguri come sudditi ribelli, tanto più che Carlo V si era dimenticato di rammentarli specialmente negli articoli di pace di Cambray. Queste male disposizioni del re si mostrarono chiaramente nell'aver rifiutato di ricevere in udienza Francesco Spinola, andato in Francia con l'ambasciatore Cesareo a ricevere il giuramento regio della pace conchiusa. Non potè quindi lo Spinola ottenere la concessione dell' esercizio libero di commercio fra i nativi genovesi e i sudditi regi di Provenza. Su i mercati di Francia (1530) accadeva spesso che le merci genovesi fossero confiscate; i navigli della Repubblica non potevano più entrare con sicurezza nei porti di Provenza, e spesso trovavausi esposti ad essere intrapresi dagli armatori francesi, senza che ai reclami privati e pubblici fosse fatta alcuna ragione. Carlo V preoccupato in Germania, non poteva per allora attendere alle doglianze, nò reprimere le soperchierie.
     


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina  Immagine

   

Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova
1856 pagine 607

   

Pagina (623/637)






Andrea Doria Unione Repubblica Francia Cambrai Lombardia Regno Napoli Francia Solimano Carlo Y Italia Germania Francesco Clemente VII Cesare Francesi Genova Doria Liguri Carlo V Cambray Francesco Spinola Francia Cesareo Spinola Provenza Francia Repubblica Provenza Germania Carlo V