Storia popolare di Genova di Mariano Bargellini
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In mezzo a tulli questi mali che tribolavano la capitale della Liguria, non era tardato a svilupparsene un altro che d'ordinario è loro compagno. Era comparsa e si faceva sentire più di tutto la carestia. 11 senato, dal canto suo, non si ristava dal prendere i provvedimenti atti a contrastare alle presenti necessità. Con lo scemare le gabelle alle merci di provenienza estera (1531) cercava di restituire al porto la frequenza dei navigli mercantili ed alla piazza quella dei negozi, mentre con l'aprire a conto dello stato botteghe ove a prezzi discreti si vendessero i generi di prima necessità, calmava per il momento le grida della plebe affamata. Per non lasciarsi poi trovare sprovvisti in caso che scoppiasse una nuova guerra tra il re e l'imperatore, come lo faceva presupporre la rinnovellata amicizia tra Roma e Parigi, si restauravano accuratamente le fortificazioni delle mura e specialmente quelle del Castellacelo, e prendevansi in prestito altri danari da S. Giorgio onde poter mantenere venti galere fissa in servizio della Repubblica. Con l'ascrivere al libro d'oro, cioè inserire negli alberghi, i nomi di 47 cittadini stati avanti dimenticati, procuravasi nello stesso tempo di spengere ogni seme di malcontento interno. Però un pericolo molto più potente degli odii e degli interessi politici di cui abbiamo toccato, teneva in quel momento sospesi ed occupati dal timore i consigli dei gabinetti d'Europa.
I Turchi, dopo avere negli anni precedenti conquistala e devastata l'Ungheria, si erano ora, (1532) in numero di cinquantamila sotto la condotta del sultano Solimano, avanzati sino nel cuore dell'Austria e minacciavano Vienna, ove stava a contrastargli con tutto Io sforzo della Germania Carlo V. Intanto l'imperatore, per operare una utile diversione, avea comandato ad Andrea Doria di raccogliere una flotta e di andare ad attaccare i Turchi nella Morea.
Partito P ammiraglio da Genova con le galere della Repubblica, il 26 di giugno, andò prima a Napoli poi a Messina, nei quali due porti avendo raccolte tutte le navi imperiali che vi trovò con alcune mandategli dal papa e quattro dai cavalieri di Malta, ebbe sotto i suoi ordini una flotta di quarantotto galere e di trentacinque navi, sovra cui avea fatto montare cinque mila uomini tra fanti italiani e spagnuoli. Ubbidivano gl'uni a Girolamo Tuttavilla, i secondi a Girolamo Mendozza. Terminati i preparativi, sciolse Andrea il 6 di Agosto da Messina e si indirizzò alle isole Ionie, ove sperava di riunirsi alla squadra veneziana siccome ne avea sollecitato il senato.
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Storia popolare di Genova
dalla sua origine sino ai nostri tempi (Volume Primo)
di Mariano Bargellini
Enrico Monti Genova 1856
pagine 607 |
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Pagina (625/637)
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